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Investire in obbligazioni

Debito emergente, per Pictet i timori eccessivi di default aprono opportunità

Robert Simpson, Co-Head Emerging Hard Currency Debt di Pictet AM, vede un contesto propizio per il debito emergente, ma l’alta dispersione richiede attenta analisi. Frutti da raccogliere con la gestione attiva

di Virgilio Chelli 7 Luglio 2022 16:15
financialounge -  mercati emergenti obbligazioni Pictet Asset Management Robert Simpson

Il debito dei Mercati Emergenti è stato penalizzato da inflazione, rischi legati ai tassi, dollaro forte e tensioni geopolitiche, ma i timori di insolvenza sono esagerati. Le complessità tengono molti investitori lontani da questa classe di attivi, e si aprono opportunità di acquisto interessanti, come emerge in maniera evidente dal modo in cui i mercati hanno scontato i rischi degli emergenti, con quello di insolvenza prezzato a livelli interessanti non solo storicamente, ma anche rispetto ad altre classi, come il credito corporate High Yield.

FRAMMENTAZIONE DEI PREZZI


Lo sottolinea Robert Simpson, Co-Head of Emerging Hard Currency Debt di Pictet Asset Management, osservando che la forza con cui i dei Treasury USA si sono mossi ha comportato un notevole aumento della volatilità del debito emergente. Lo scenario è reso più complesso dalla frammentazione dei prezzi delle materie prime, in particolare alimentari e energia, che pesano molto sui consumi dei Paesi Emergenti. Alcuni importanti produttori di materie prime ne hanno beneficiato, altri versano in difficoltà.

DEFAULT PREZZATI ECCESSIVAMENTE


Simpson rileva che proprio l'amplissima dispersione della classe di attivi, un fatto di solito ignorato dagli investitor, lascia spazio di manovra a chi è in grado di svolgere un'analisi macro dettagliata. Il debito emergente ha sofferto forti vendite, sia quello denominato in dollari che in misura minore quello in valuta locale, inducendo ad alzare eccessivamente il prezzo del rischio di default, prossimo ai massimi della crisi globale del 2008. Ma gli investitori dovrebbero tenere presente che le aspettative di insolvenza crescenti vengono bilanciate da rendimenti crescenti, e quelle attuali storicamente si associano a rendimenti intorno al 10-15% a un anno di distanza.

HIGH YIELD E INVESTMENT GRADE


I Paesi High Yield hanno subito le perdite maggiori, mentre gli spread Investment Grade sono rimasti relativamente contenuti. Simpson fa notare che per chi investe nel reddito fisso un ampio differenziale tra Investment Grade e High Yield apre interessanti opportunità e osserva che il debito emergente in dollari è scambiato a uno spread superiore ai corporate bond statunitensi di rating equivalente. Secondo l’esperto di Pictet bisogna chiedersi in cosa differiscono le condizioni attuali rispetto al passato per giustificare questi prezzi esagerati.

DEBITO SOVRANO PIÙ SICURO


La preoccupazione che i livelli di debito emergente restino molto più alti rispetto al periodo pre-pandemia, significa ignorare che i Paesi Emergenti sono stati in grado di emettere debito a rendimenti storicamente bassi negli ultimi anni, in particolare, nel 2020. Ciò, sottolinea Simpson, rende altamente improbabile il rischio di un'insolvenza generalizzata del debito sovrano emergente, mentre rischio default si concentra su crediti più piccoli e deboli, con esigenze di finanziamento a breve elevate, dipendenti dalle importazioni di cibo ed energia.

IL PEGGIO DOVREBBE ESSERE PASSATO


La storia mostra che la performance del debito emergente peggiora all'avvicinarsi di una stretta monetaria negli Stati Uniti, ma una volta iniziata come appena successo inizia a muoversi per conto suo. Il dollaro smette tendenzialmente di apprezzarsi, alleggerendo la pressione sugli emergenti. Inoltre, gli strategist di Pictet sostengono che la valuta USA sia notevolmente sopravvalutata e sia a rischio di un deprezzamento di oltre il 10% nei prossimi cinque anni. La dinamica combinata di alti premi al rischio e timori di insolvenza suggerisce, secondo Simpson, che il peggio sia passato e che gli spread dovrebbero smettere di allargarsi. Man mano che la normalizzazione monetaria avanza, anche la volatilità dei tassi dovrebbe calare, con una nuova compressione degli spread.

RIMBALZO MA NON OVUNQUE


In generale, secondo l’analisi di Pictet, le economie emergenti stanno rimbalzando, ad eccezione della Cina e di quelle europee, con una crescita nei prossimi cinque anni ampiamente allineata a quella dei cinque anni pre-pandemia. America Latina, Africa, Paesi del Golfo Persico e Medio Oriente dovrebbero crescere più rapidamente. Mozambico, Costa d'Avorio, India, Indonesia, Vietnam, Uzbekistan, Georgia, Panama, Repubblica Dominicana e Colombia dovrebbero mostrare le performance più solide. In generale un trend decisamente migliore del mondo sviluppato, che dovrebbe attirare flussi di capitale e stimolare i mercati locali del debito.

UN CONTESTO PROPIZIO


Tendenzialmente, aggiunge Simpson, gli investimenti effettuati in periodi di stress, quando la visibilità è bassa e il contesto macro e geopolitico complesso, mostrano rendimenti a lungo termine più solidi di quelli fatti in un clima sereno, quando le valutazioni sono in genere più care. L'attuale contesto per il debito emergente pare propizio, ma l’elevata dispersione richiede un'attenta analisi per evitare le insidie. L'attuale fase del ciclo e l'oculata selezione che proviene da un'attenta gestione attiva dovrebbero permettere, nei prossimi anni, di raccoglierne i frutti, conclude l'esperto di Pictet.
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