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Credit Suisse: la transizione energetica offre opportunità per investire in infrastrutture
Werner Richli, gestore di Credit Suisse, sottolinea il ritardo accumulato e l’inadeguatezza delle dotazioni attuali, ma nell'ottica della transizione energetica è necessario investire su larga scala in nuove opere
di Virgilio Chelli 16 Giugno 2022 07:55


Un decennio di investimenti inadeguati e di casse statali vuote ha determinato l'esigenza di ammodernare infrastrutture arretrate a livello mondiale. Nel contesto della svolta energetica e in base alle previsioni, la quota di rinnovabili per la produzione di elettricità passerà dal 28% a oltre il 90% entro il 2050. Se si considera che eolico e fotovoltaico sono già significativamente più economici rispetto alla generazione di elettricità con carbone o nucleare, si aprono interessanti opportunità di investimento nelle infrastrutture energetiche e nelle energie rinnovabili. Le infrastrutture quotate consentono di realizzare investimenti patrimoniali in diversi mercati e sottosettori, con possibilità di investimento nei settori delle infrastrutture di ricarica, delle reti via cavo e dello stoccaggio di energia.
RIPRESA DELLA SPESA
Lo sottolinea Werner Richli, gestore di fondi in Credit Suisse, che illustra le opportunità che questo settore offre agli investitori. A livello globale è in atto una ripresa della spesa per infrastrutture dopo decenni di ritardi che si ripercuotono anche sullo sviluppo economico. Già nel 2017, il Global Infrastructure Hub stimava un fabbisogno globale di investimenti annuali necessari pari a 94.000 miliardi di dollari al 2040. I Paesi con scarso margine di bilancio dipendono dagli investitori privati per la fornitura di elettricità e acqua, per trasporti e telecomunicazioni.
PROGRAMMI DI AMPIA PORTATA
La risposta alla pandemia e l'urgenza di misure climatiche hanno spinto molti governi a predisporre programmi di ampia portata. I soli governi del G20 hanno annunciato programmi infrastrutturali per oltre 3.200 miliardi di dollari tra febbraio 2020 e agosto 2021. Sono investimenti diretti a trasporti, comunicazioni, servizi pubblici e soprattutto alla transizione verde, con obiettivi specifici per l'utilizzo di rinnovabili nei trasporti, riscaldamento e raffreddamento di edifici e industria. Un esempio è la recente decisione dell'UE di mobilitare 300 miliardi per l'eliminazione graduale dei combustibili fossili, mentre il pacchetto "Fit for 55" si è fissato l'obiettivo di ridurre del 55% le emissioni nette entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
EOLICO E SOLARE GIÀ PIÙ ECONOMICI
Anche gli Stati Uniti indicano il 2050 per conseguire la neutralità, mentre la Cina punta al 2060. Il settore energetico è particolarmente interessante per gli investitori, spiega Richli, perché per raggiungere gli obiettivi di Parigi è necessario investire 131.000 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2050, 4.400 miliardi l'anno, pari a circa il 5% del PIL mondiale. Gli investimenti riguardano molti settori, come rinnovabili, risparmio energetico, produzione di idrogeno, stoccaggio e recupero di CO2. La quota di rinnovabili destinata a produrre elettricità passerà dal 28% a oltre il 90% entro il 2050. Inoltre eolico e fotovoltaico sono già significativamente più economici di carbone o nucleare. Si aprono anche interessanti opportunità di investimento nelle infrastrutture energetiche legate alle rinnovabili.
VASTA GAMMA DI OPPORTUNITÀ
Poiché sia gli incentivi che gli accordi per l'acquisto di elettricità da privati sono a lungo termine, Richli ritiene che gli investitori possono facilmente stimare i rendimenti sul lungo periodo. Si presentano anche possibilità di investimento nelle infrastrutture di ricarica, nelle reti via cavo e nello stoccaggio di energia. Applicazioni come la guida autonoma inoltre richiedono enormi capacità di trasmissione dati, il che renderà interessanti gli investimenti in data center o torri radio per il 5G.
ENTRATE E DIVIDENDI STABILI
L’esperto di Credit Suisse sottolinea anche l’importanza di diversificazione e regolamentazione. Le infrastrutture quotate consentono di investire in impianti ad alta intensità di capitale, che ricoprono spesso posizioni di monopolio con elevate barriere all'ingresso e sono in parte regolamentati da fissazioni dei prezzi con protezione dall'inflazione o da garanzie di pagamento minimo. Gli investimenti iniziali sono elevati, ma i costi operativi tendono a essere bassi, e le aziende del settore beneficiano di contratti a lungo termine e domanda prevedibile, con entrate e dividendi stabili e in crescita, elementi molto importanti per l’investitore.