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Volatilità destinata a proseguire, dovuta più alla Fed che a Omicron

Secondo Neuberger Berman le recenti tensioni sui mercati sono destinate a perdurare anche nel 2022 e sono più legate alle prospettive di crescita economica, inflazione e politica monetaria della Federal Reserve

di Virgilio Chelli 17 Dicembre 2021 18:30
financialounge -  Joseph V. Amato mercati Neuberger Berman volatilità

La volatilità sui mercati delle ultime settimane potrebbe aver avuto meno a che vedere con il virus e più con le incertezze cicliche sottostanti su crescita, inflazione e politica della Fed. Ad ottobre Neuberger Berman aveva affermato che i mercati avevano “messo da parte i timori per il rischio immediato di un’altra battuta d’arresto dettata dal Covid-19” concentrandosi sui rischi ciclici di rallentamento della crescita, aumento dell’inflazione e inasprimento delle politiche monetarie. Un tale punto di vista che sembra contraddetto dalla recente volatilità, ma Neuberger Berman continua a ritenere che questa situazione abbia più a che vedere con crescita, inflazione e Fed che con altri fattori, indicando che le tensioni sono verosimilmente destinate a persistere nel corso del 2022.

POCHI TEMONO NUOVI LOCKDOWN


Lo sottolinea nelle Prospettive settimanali del CIO Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer—Equities di Neuberger Berman, secondo cui l’evoluzione della pandemia giustifica una certa cautela, ma i dati suggeriscono anche che i vaccini e le terapie sono comunque efficaci e comunque, ora che c’è il vaccino, tra gli operatori di mercato sono pochi a temere un lockdown totale e prolungato. Il timore è più che i governi possano rivelarsi eccessivamente cauti nell’imporre restrizioni temporanee, finendo per ritardare i progressi sul fronte delle catene di approvvigionamento e aggravare un rallentamento ciclico con alta inflazione, che era già entrato nel campo visivo di molti investitori.

CAMBIO DI REGISTRO AGGRESSIVO


Amato osserva che l’emergere della variante Omicron è coinciso con un cambio di registro in senso significativamente aggressivo da parte della Fed statunitense, che ha abbandonato la dialettica della “transitorietà” dell’inflazione puntando ad accelerare il tapering degli acquisti di asset. Secondo l’esperto di Neuberger Berman questo ha esacerbato la volatilità. Dopo mesi in cui gli investitori hanno temuto l’errore di un inasprimento troppo lento, hanno improvvisamente iniziato a temere l’opposto. Gli ultimi dati sull’occupazione hanno tracciato un quadro eterogeneo, con una crescita deludente dei posti di lavoro ma anche il crollo della disoccupazione e un aumento del tasso di partecipazione, rafforzando l’incertezza sulla ripresa.

LA FED RESTA LA VARIABILE CHIAVE


Scrutando nella nebbia della variante Omicron, Amato vede emergere una serie di dubbi sul ciclo economico e sulla direzione di crescita e inflazione, con i mercati che si chiedono come potrebbero reagire le banche centrali e quale entità e velocità di un inasprimento monetario azioni e Treasury sarebbero in grado di sopportare. Secondo Amato, la Fed rimane la variabile chiave. I mercati azionari, in linea di massima, possono tollerare l’inflazione fintanto che la Fed la tollera, ma non appena la Fed cambia bruscamente rotta, anche i mercati tendono a reagire.

MENO SPAZIO PER UN ATTERRAGGIO MORBIDO


Ciò che Amato può affermare con maggiore certezza è che lo spazio di manovra per un atterraggio morbido è decisamente ridotto. Nel corso degli ultimi tre anni l’indice S&P 500 è cresciuto di oltre il 20% annualizzato, un ritmo non sostenibile. Grazie ai vaccini, il 2021 ha segnato un notevole cambio di passo nella pandemia, che sembra preludere il prossimo anno a un altro considerevole cambio di passo, ma a causa del probabile mutamento della politica della Fed.
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