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Crisi energetica

JP Morgan AM: come la crisi delle materie prima impatta sul mercato obbligazionario

Il Bond Bulletin di questa settimana si concentra sull'atteggiamento degli investitori nei confronti dei rincari energetici e della crescita dell'inflazione, per individuare il giusto posizionamento sul mercato obbligazionario

di Redazione 13 Ottobre 2021 18:30
financialounge -  Bond Bulletin gas naturale inflazione J.P. Morgan Asset Management petrolio rendimenti

La crisi energetica che sta investendo i mercati ha avuto grandi ripercussioni anche sul mercato obbligazionario. Negli ultimi mesi i prezzi del gas sono saliti alle stelle, toccando massimi storici e facendo lievitare i prezzi di altri prodotti energetici, come fa notare il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management nel “Bond Bulletin settimanale”. Bisogna ricalibrare i portafogli, guardando con attenzione il posizionamento degli operatori di mercato.

CRISI ENERGETICA E PETROLIO


Il timore che le forniture possano scarseggiare ha fatto impennare la domanda e i consumi si sono riversati sul petrolio. Quando, a metà settembre, i prezzi dell’energia sono saliti, ci si aspettava che l’Opec+ avrebbe utilizzato la capacità inutilizzata per aumentare l’offerta ed evitare ulteriori rincari. Ma le condizioni sono rimaste immutate, nonostante la crescita della domanda. “Con la fine dell’anno ormai alle porte, un’ondata di freddo in Europa potrebbe accentuare i timori di rincari del gas naturale – ha sottolineato J.P. Morgan Asset management - visto che, importando grandi quantità di energia, la regione si trova in una posizione vulnerabile. Gli attuali prezzi di mercato hanno eroso il forte surplus delle partite correnti dell’Eurozona che dipende dalle importazioni di energia, soprattutto dalla Russia. Questo potrebbe avere ripercussioni in futuro in quanto crediamo che le previsioni sugli utili societari in Europa siano eccessivamente ottimistiche, soprattutto rispetto alle aziende statunitensi”. L’effetto a catena dell’aumento dei prezzi del gas naturale produrrebbe pressioni sui costi degli input per le imprese europee, riducendo i margini di utile nei risultati finanziari di questo trimestre.

IL POSIZIONAMENTO SULLE MATERIE PRIME


L’aumento dei prezzi del gas naturale ha comportato una revisione dei posizionamenti per gli investitori in materie prime. “Nel corso di quest’anno abbiamo visto questo prodotto rincarare di quasi il 450% - si legge nel Bond Bulletin settimanale - da 19 euro a 104 euro per megawattora (MWh). A fronte di simili prezzi per il gas naturale, e con il petrolio Brent ai massimi triennali, diventa economico per gli Stati Uniti aumentare la produzione. Permangono, tuttavia, timori sulla sostenibilità dei recenti rincari. Il 2021 volge ormai al termine e difficilmente la produzione statunitense potrà aumentare significativamente quest’anno. Se i prezzi continuano a mantenersi su livelli elevati è probabile che la maggiore offerta si materializzi nel 2022”.

LE CORRELAZIONI TRA DIVERSI SETTORI


Sebbene un posizionamento lungo del mercato sul petrolio Brent sia la soluzione più immediata, nelle ultime settimane gli operatori di mercato hanno dimostrato di non credere abbastanza nella possibilità di ulteriori grandi oscillazioni di prezzo. “È estremamente importante osservare con attenzione come si modifica il posizionamento di mercato – ha ribadito il team di J.P. Morgan Asset Management – che potrebbe segnalare se le valutazioni proseguiranno il loro corso o subiranno una correzione. Inoltre, data la correlazione dei mercati dell’energia con altri mercati, sussiste il rischio di un deterioramento dei prezzi dell’energia all’indebolirsi di altre classi di attivi”. Una contrazione nei mercati degli attivi di rischio, infatti, potrebbe essere seguita a ruota da una correzione dei prezzi energetici.

PROSPETTIVE PER IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO


I maggiori prezzi dell’energia si ripercuotono sull’inflazione e, dunque, possono far salire i rendimenti. “Ciò sembrerebbe indicare che, nell’attuale contesto, la scelta migliore – ha concluso il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management - sarebbe posizionare i portafogli per una duration breve. Inoltre, l’impennata dei prezzi dell’energia espone un’Europa fortemente dipendente dalle importazioni a un rischio elevato e avvantaggia, contestualmente, i Paesi esportatori. Con i tassi d’inflazione di breakeven a 10 anni già sui livelli massimi post-2008 nel Regno Unito, ai massimi decennali in Germania e al livello più alto da maggio negli Stati Uniti, gli investitori dovrebbero tentare di capire quando il mercato smetterà di guardare ai rincari energetici come causa di forte inflazione per considerarli un freno alla crescita”
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