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Disuguaglianze in primo piano

Pictet: tra Cina e Usa competizione, ma anche tanti punti in comune

Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset, e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet AM, esaminano cosa accomuna le due superpotenze e sottolineano la posizione di vantaggio relativo dell’Europa

di Virgilio Chelli 13 Settembre 2021 19:00
financialounge -  Andrea Delitala Cina-Usa disuguaglianze sociali Marco Piersimoni Pictet Asset Management Scenari

Le due superpotenze in competizione globale su una serie di terreni, Usa e Cina, sono “uguali nella disuguaglianza?”. Se lo chiedono nel titolo di una articolata analisi Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset, e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management, per giungere alla conclusione che, pur con strutture politiche estremamente diverse, i due grandi paesi presentano anche importanti elementi in comune. E aggiungono che nel quadro della competizione globale a due, l’Europa potrebbe giocare il ruolo del terzo incomodo che trae vantaggio, almeno in una prospettiva ciclica, magari beneficiando anche di un esito a parziale sorpresa delle imminenti elezioni in Germania.


CONTRADDIZIONI IN COMUNE


I due esperti di Pictet AM partono dal tema della disuguaglianza sociale che inaspettatamente in Cina e Stati Uniti presenta un livello estremamente simile e prossimo a quello di molti Paesi in via di sviluppo, nonostante siano le prime due economie al mondo, perché le diverse forme di capitalismo dei due colossi hanno prodotto risultati assimilabili dal punto di vista della scarsa distribuzione della ricchezza. Un elemento in comune non implica uguaglianza su tutta la linea, come dimostra la diversa reazione dei due governi, con la Cina che ha optato per un intervento deciso, di imperio, che in USA sarebbe impraticabile.


PECHINO PUNTA ALLA RICCHEZZA CONDIVISA


Pechino ha adottato la linea della “common prosperity”, ricchezza condivisa a livello economico e culturale, da raggiungere con una rigida vigilanza anti-monopolistica che impedisca un’eccessiva concentrazione di potere economico-finanziario, e una lotta senza quartiere alle forme di guadagno illegali, incoraggiando anche donazioni di beneficenza. La brutalità con cui Pechino ha preso le decisioni ha spaventato i mercati, ma dopo lo scossone iniziale ha precisato di non voler colpire i capitali privati, in parte rasserenando gli animi. La mossa, accompagnata dall’allentamento della banca centrale, ha reso le azioni cinesi nuovamente interessanti, dato anche che scambiano a valutazioni fortemente a sconto rispetto ai listini globali.


DISUGUAGLIANZA TEMA IN AGENDA ANCHE IN AMERICA


Sull’altra sponda del Pacifico, le disuguaglianze acuite dalla pandemia anche a causa di inadeguati ammortizzatori sociali è stata più volte sottolineata sia dalla Fed che da dall’amministrazione Biden, ma finora misure per ridurre il gap di reddito paiono delegate a parte del piano fiscale. La Fed guarda comunque attentamente al fattore lavoro con un impegno che sta dando i suoi frutti e ha portato la disoccupazione ormai vicino al 5% dal picco del 20% nel momento peggiore della crisi, con un recupero di potere di acquisto dei lavoratori. La Fed resta inoltre propensa ad accettare un surriscaldamento temporaneo dei prezzi per realizzare gli obiettivi sul mercato del lavoro.


POLITICHE MONETARIE IN ALLINEAMENTO


Proprio la diversa politica monetaria rappresenta un altro elemento di divergenza tra Stati Uniti e Cina, con la Fed che nel 2020 ha riversato un fiume di liquidità nel sistema fino a circa il 17% del PIL, mentre la Banca Centrale cinese si è confermata la più ortodossa al mondo, non avendo preso in considerazione il Quantitative Easing o i tassi negativi nemmeno dopo la pandemia. Ma ora, osservano gli esperti di Pictet AM, la Fed si prepara a ridurre gli stimoli, mentre i cinesi stanno diventando più accomodante, con il recente taglio dei requisiti di riserva per sostenere la ripartenza economica. Ora le due banche centrali sembrano su un percorso più allineato, con la Fed in cauta uscita dallo stimolo e l’omologa cinese che cautamente allenta.


EUROPA AVVANTAGGIATA RISPETTO AI DUE COLOSSI


In questo contesto, notano Delitala e Piersimoni, come spesso accade, tra i due litiganti il terzo gode, e mentre le preoccupazioni al momento si concentrano su Usa e Cina, i dati europei risultano più robusti e mostrano un Vecchio Continente che pare ciclicamente avvantaggiato, anche per il leggero ritardo nell’implementazione delle politiche fiscali. La BCE offre continuo sostegno tenendo i tassi bassissimi e limando appena gli acquisti del PEPP, lanciando un segnale conciliante ai mercati. Le sorti europee verranno determinate anche dalle elezioni tedesche in arrivo.


POSSIBILE SVOLTA FISCALE IN GERMANIA


Dato il recupero nei sondaggi dell’SPD, secondo gli esperti di Pictet AM sta emergendo la possibilità concreta di una coalizione priva della CDU, e formata da Socialisti, Verdi e Liberali, che potrebbe aprire la strada a una maggiore spesa fiscale, allentando leggermente le briglie del controllo rigido di bilancio, in Germania ma anche a livello di UE. Un ritorno a un patto di stabilità più morbido e una ripresa dell’integrazione con unione bancaria e mercato dei capitali non sarebbero da escludere, con risvolti potenzialmente favorevoli per la periferia europea. Le nuove regole fiscali e l’assetto geopolitico dell’UE saranno la vera posta in gioco dei prossimi anni, concludono gli esperti di Pictet AM, e gli esiti delle elezioni tedesche andranno valutati.
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