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Lavoro, per chi licenzia niente cassa integrazione

Dal 1° luglio si sono sbloccati i licenziamenti. L’azienda che licenzia non può più richiedere la cassa integrazione fino a fine anno. Il rischio è un procedimento per indebita fruizione di ammortizzatori

di Fabrizio Arnhold 20 Luglio 2021 12:57
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Il blocco dei licenziamenti è stato sospeso dal 1° luglio. Detto in altre parole, dall’inizio del mese le aziende possono lasciare a casa i dipendenti. Il datore di lavoro che licenzia, però, non può richiedere la cassa integrazione fino a fine anno. Se lo dovesse fare, avrà la visita degli ispettori per indebita fruizione di ammortizzatori.

LA NORMA


A fare luce su questo aspetto è intervenuto anche l’Inl, l’Ispettorato nazionale del lavoro, che nella nota n. 5186/2021 fornisce indicazioni alla riattivazione della conciliazione per i licenziamenti, con il placet del ministero del Lavoro.

IL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI


Con i vari decreti per fronteggiare gli effetti negativi del Covid, il governo aveva disposto il blocco dei licenziamenti. Dal 1° luglio, però, questo divieto è venuto meno. Il blocco ha impedito alle aziende di qualsiasi dimensione di avviare procedure di licenziamento collettivo e risolvere il rapporto con il dipendente per giustificato motivo oggettivo (GMO).

COME È CAMBIATO


Il divieto di licenziare resta valido fino alla fine di ottobre per il tessile e i settori collegati (calzaturiero, moda). Questi comparti potranno utilizzare, a partire dal primo luglio, altre 17 settimane di cassa integrazione Covid gratuita. Per tutti gli altri settori è cessato il blocco. Alcuni esempi di licenziamento per GMO sono la crisi dell’impresa o il venir meno delle mansioni cui è assegnato il lavoratore, senza che sia possibile il suo riutilizzo con altre mansioni esistenti in azienda ma di pari livelli di inquadramento.

LA MODULISTICA


Per acquisire le informazioni sulle procedure di conciliazione, riguardanti settore e attività e domande di Cig, l’Ispettorato nazionale del lavoro ha predisposto un nuovo modello di domanda, da utilizzare anche per le vecchie istanze, ossia quelle sospese, che così vanno ripresentate.

INDEBITA FRUIZIONE DEGLI AMMORTIZZTAORI


La presenza di domanda di Cigo (Cassa integrazione guadagni ordinaria) finisce sotto la lente dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Se le aziende nel secondo semestre 2021 prima licenziano e poi chiedono la Cig, potrebbero andare incontro a sanzioni. Si rischia, infatti, di finire nel programma di vigilanza per l’indebita fruizione di ammortizzatori, in caso di controlli.
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