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L'analisi

Amundi: la Fed non preoccupa, l’aumento dei tassi resta lontano

Amundi commenta le decisioni del FOMC di lasciare i tassi invariati pur rivedendo al rialzo le stime di crescita e inflazione e osserva che nelle sue dichiarazioni Powell ha cominciato ad ammettere che si parla di tapering

di Virgilio Chelli 18 Giugno 2021 19:00
financialounge -  Amundi Federal Reserve Jerome Powell politica monetaria

Amundi fa il punto sulla riunione del FOMC del 16 giugno e la successiva conferenza stampa del presidente della Federal Reserve Jerome Powell rilevando che a fronte di aspettative abbastanza accomodanti, Powell potrebbe essere interpretato come ‘leggermente falco’ almeno in tre passaggi delle sue dichiarazioni: quando ha avvertito che l'inflazione potrebbe rivelarsi più alta e persistente di quanto previsto, quando ha ammesso che si sta iniziando a parlare della possibilità  di valutare il tapering, e infine quando ha definito ‘appropriato’ che si possa iniziare a considerare un programma di riduzione degli acquisti in uno dei prossimi meeting della banca centrale.

IL MERCATO HA LETTO INTONAZIONI DA FALCO


La reazione del mercato, scrive in un commento Ken Taubes, CIO di U.S. Investment Management di Amundi, è stata appunto quella di interpretare la Fed con un’intonazione ‘da falco’, spingendo al ribasso i prezzi degli asset, con la curva dei rendimenti americani tra i cinque e i trent'anni che si è appiattita e i rendimenti del Treasury che sono aumentati su tutta la linea, mentre il mercato azionario USA ha vendite e l'indice del dollaro ha guadagnato lo 0,7%. Le implicazioni per gli investitori, secondo Amundi, sono che le indicazioni della Fed rispecchiamo una crescita superiore al previsto ed un'inflazione superiore all'obiettivo, per cui se il mercato del lavoro statunitense rimbalza in maniera decisa e l'inflazione rimane elevata, la Fed potrebbe anticipare il loro ciclo di tapering.

ESPOSIZIONE PRUDENTE SUI TREASURY


Per questo Amundi ritiene favorevole un'esposizione prudente ai Treasury statunitensi, privilegiando le obbligazioni inflation-linked, con alcune allocazioni selettive in quei settori che sono meglio posizionati per capitalizzare la riapertura dell'economia. In ogni caso la Fed ha continuato a descrivere l’inflazione come un fenomeno transitorio, ma c’è stato un significativo cambiamento nel ‘dot plot’ dei 18 componenti del Board della banca centrale, che ora si aspettano due rialzi dei tassi possibili per fine 2023 con una probabilità ancora abbastanza remota di un’anticipazione al 2022.

RIALZO DEI TASSI ANCORA LONTANO


L’esperto di Amundi osserva inoltre che il mercato del lavoro americano potrà impiegare più tempo del previsto per recuperare, con una serie di fattori, come i sostegni ai senza lavoro, i pensionamenti e residue preoccupazioni sulla pandemia, che rendono più difficile tornare ai livelli occupazionali pre-Covid. E in ogni caso l’inizio di un ciclo di rialzo dei tassi rimane ancora decisamente lontano nel tempo, e la discussione in seno alla Fed non è neanche iniziata.
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