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Puntando su settori ciclici

Come difendere i portafogli dal ritorno dell’inflazione

GAM consiglia gli investitori obbligazionari di convertirsi in parte agli inflation linked mentre per l’azionario andranno privilegiati i settori ciclici come energetici, materie di base e finanziari insieme alle commodity

di Virgilio Chelli 20 Febbraio 2021 15:00
financialounge -  azionario GAM obbligazionario Paolo Mauri Brusa Scenari

Le politiche monetarie e fiscali messe in campo nelle maggiori economie stanno spingendo al rialzo le aspettative d’inflazione, ma per ora le banche centrali sembrano assecondare il movimento. In ogni caso per l’investitore si pone il problema di come difendere i portafogli in un ciclo di rialzo dei prezzi. Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR suggerisce a chi investe in obbligazioni di convertire una parte delle emissioni governative “nominali” in “inflation linked”, mentre all’investitore azionario consiglia i settori ciclici, come energetici, materie di base e finanziari, che beneficeranno dell’aumento dei prezzi delle materie prime e delle aspettative di rialzo dei tassi d’interesse.

LE VALUTE LEGATE ALLE MATERIE PRIME


Per chi ne ha la possibilità, aggiunge Mauri Brusa nel suo commento, è consigliabile anche l’investimento in strumenti legati alle commodity. Per quanto riguarda le curve dei tassi dell’Euro, l’esperto di GAM osserva che al momento l’inflazione implicita nei prezzi resta contenuta intorno all’1%, e segnala come alternativa interessante per un investitore più sofisticato le emissioni in valute legate alle materie prime, come Corona Norvegese o Dollaro Australiano. Essendo correlate positivamente al ciclo economico, queste divise non sono certo una buona diversificazione nelle fasi di mercato Orso, ma in un contesto di graduale aumento dell’inflazione tendono a rafforzarsi.

PRO E CONTRO NEL REAL ESTATE


Passando agli asset reali, Mauri Brusa vede nel real estate pro e contro: da un lato l’inflazione viene incorporata nei prezzi degli immobili, ma dall’altro la traiettoria al rialzo dei tassi al rialzo tende a deprimere il mercato nel lungo periodo, incidendo sulle capacità di finanziamento degli acquirenti e rendendo il reddito da locazione meno competitivo rispetto alle obbligazioni, molto più liquide. In generale, l’esperto di GAM sottolinea che la ripresa dei mercati dopo lo shock di marzo è stata sostenuta dalla risposta immediata e potente” delle banche centrali, che non hanno messo limiti alle iniezioni di liquidità.

IL PROBLEMA DEL DEBITO CRESCENTE


Per questo è probabile che l’inflazione giocherà un ruolo fondamentale nella gestione dell’enorme quantità di debito che tutte le maggiori economie stanno accumulando a causa della pandemia e che secondo le stime del FMI a fine 2021 raggiungerà il 125% del PIL negli Stati Uniti, il 260% in Giappone, il 100% nell’area euro. Secondo Mauri Brusa i governi hanno tre modi per ridurre lo stock di debito: la strada non auspicabile dei default, l’aumento del surplus di bilancio con politiche di austerity, oppure lasciare che sia l’inflazione a erodere il valore reale del debito.

LASCIAR FARE ALL’INFLAZIONE


L’ultima opzione secondo l’esperto di GAM è quella che politicamente presenta meno effetti collaterali, anche se da sola non può certo bastare. I “dot plot” della Fed dicono che non ci saranno rialzi dei tassi prima del 2023. È possibile quindi che, ben prima di quella data, l’inflazione sarà oltre il target del 2%.
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