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Le prospettive

Rendimenti e fondamentali spingono i corporate bond dei mercati emergenti

Secondo Alain-Nsiona Defise e Qian Zhang (Pictet Asset Management) tra i punti di forza anche bassi tassi di insolvenza, elevata liquidità aziendale, e limitata esposizione ai settori più colpiti dai lockdown

di Leo Campagna 21 Gennaio 2021 21:00
financialounge -  Alain Nsiona Defise mercati emergenti Pictet Asset Management Qian Zhang Scenari

Le obbligazioni societarie dei mercati emergenti hanno dimostrato una notevole resilienza anche nel corso del 2020 nonostante i danni economici provocati a livello globale dalla pandemia. I molteplici fattori che ne hanno sostenuto le quotazioni continuano a persistere rendendo l’asset class una fonte di reddito affidabile, anche come possibile alternativa alle obbligazioni speculative dei mercati sviluppati.

BASSO TASSO DI INSOLVENZA


Ne sono convinti Alain-Nsiona Defise, Head of Emerging Corporates e Qian Zhang, Senior Client Portfolio Manager di Pictet Asset Management, per i quali il primo fattore di supporto sta nella loro sicurezza. “In base ai dati JPMorgan, soltanto il 3,5% degli emittenti societari high yield dei mercati emergenti è stato insolvente nel 2020. Si tratta di una percentuale in linea con la media di lungo termine e che è solo la metà di quello registrato dal mercato obbligazionario high yield statunitense nel 2020 e, inoltre, anche ben al di sotto del tasso degli high yield europei” riferiscono i due esperti che subito dopo segnalano la gestione prudente della liquidità degli emittenti obbligazionari emerging markets.

INGENTI QUOTE DI LIQUIDITÀ IN CASSA


“La maggior parte di essi si è fatto trovare con ingenti quote di liquidità in cassa all’arrivo della crisi pandemica e, in molti casi, ha protetto ulteriormente i propri free cash flow riducendo le spese in conto capitale. Al contrario delle aziende dei mercati sviluppati che hanno pagato dividendi aggressivi, effettuato significativi riacquisti di azioni e, in diversi casi, avviato frenetiche attività di fusione e acquisizione”, riferiscono Defise e Zhang, che poi aggiungono: “Le società dei mercati emergenti hanno inoltre riacquistato il debito a più breve scadenza emettendo nuove obbligazioni a più lunga scadenza con tassi di interesse favorevoli”. L’anno scorso, oltre il 60% delle obbligazioni high yield in dollari di nuova emissione è stato utilizzato per il rifinanziamento del debito, rispetto al 40% del periodo 2014-2017.

MINORE ESPOSIZIONE AI SETTORI PIÙ COLPITI DAI LOCKDOWN


Un ulteriore aspetto strutturale che avvantaggia le aziende dei mercati in via di sviluppo è la generale minore esposizione ai settori più colpiti dai lockdown, come le compagnie aeree e il commercio al dettaglio. Non solo. Le aziende del settore energetico, che pure sono state profondamente colpite sia dal calo delle attività che dal crollo dei prezzi del petrolio, hanno evidenziato una resilienza molto maggiore rispetto alle controparti statunitensi. In molti casi, infatti, si tratta di aziende statali, che possono operare, senza perdere, o con perdite limitate, con prezzi del petrolio inferiori rispetto alle società energetiche statunitensi, che emettono obbligazioni high yield.

FONDAMENTALI ROBUSTI


Più in generale, a premiare le obbligazioni societarie emerging markets sono i fondamentali macroeconomici. Le economie emergenti sono state in generale protagoniste di recuperi più robusti e rapidi dalla crisi economica scatenata dalla pandemia come dimostrano tutti i principali indicatori dell'attività cinesi che, a dicembre, risultavano al di sopra dei livelli di un anno prima. Per tutte queste ragioni gli investitori non possono non restare attratti dagli interessanti i rendimenti che le obbligazioni societarie dei Paesi emergenti offrono: a metà dicembre i corporate bond investment grade dei paesi in via di sviluppo offrivano il 2,8%, rispetto all'1,8% e allo 0,2% rispettivamente del debito investment grade statunitense ed europeo. Le emissioni high yield, invece, pagavano il 5,5% rispetto al 4,5% delle omologhe statunitensi e al 2,9% di quelle europee. “Attualmente, a parità di rating creditizio, lo spread sul credito high yield dei Paesi emergenti è ancora più ampio di quello sull'high yield statunitense: questo ci fa prevedere un ulteriore restringimento del gap a vantaggio del credito dei mercati emergenti” concludono i due manager di Pictet Asset Management.
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