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Cosa resta dell'Abenomics

Viaggio nel Giappone post-Abe a caccia di opportunità

Per Christophe Braun (Capital Group) l’adozione di politiche monetarie e fiscali coordinate dovrebbe garantire le migliori possibilità di sostenere l'economia giapponese a fronte delle perturbazioni causate dalla pandemia

di Leo Campagna 10 Ottobre 2020 16:00
financialounge -  Abenomics Capital Group Christophe Braun giappone Scenari

Cosa ne sarà dell'Abenomics, l'aggressivo pacchetto di misure economiche promosso dal primo ministro giapponese Shinzo Abe che a fine agosto ha annunciato che si dimetterà per motivi di salute? È la domanda che gli analisti economici e finanziari si pongono in attesa di conoscere chi rivestirà l'incarico di primo ministro alla fine del mandato di Abe che scadrà nel settembre 2021.

POSIZIONI POLITICHE DIVERSE


Un interrogativo a cui non è facile rispondere con molti candidati potenziali che presentano posizioni politiche diverse “Yoshihide Suga, il capo segretario di gabinetto eletto dal partito liberal-democratico (LDP) al governo, è considerato il volto dell'amministrazione Abe e non dovrebbe sconvolgere la politica economica. Il legislatore del LDP Shigeru Ishiba, invece, si è opposto pubblicamente ad alcune decisioni di Abe in passato, pertanto potrebbe rompere con le attuali politiche monetarie e fiscali. C'è poi il ministro della difesa Taro Kono, riformista ma prudente in materia fiscale, che probabilmente spingerebbe la Bank of Japan a interrompere la monetizzazione del debito pubblico”, spiega Christophe Braun, Investment Director di Capital Group.

INNOVAZIONE, TECNOLOGIA E SERVIZI FINANZIARI


“Nell’attuale contesto attuale l'adozione di politiche monetarie e fiscali coordinate dovrebbe garantire le migliori possibilità di sostenere l'economia giapponese a fronte delle perturbazioni causate dal COVID-19. La combinazione di riforme strutturali, politiche fiscali e monetarie presentano buone possibilità di generare reflazione che, a sua volta, sostiene gli asset di rischio” fa sapere Braun. Secondo il quale i titoli legati all'innovazione, alla tecnologia e ai servizi finanziari rappresentano i beneficiari più probabili in questo scenario. In parallelo è possibile un irripidimento della curva dei rendimenti con un indebolimento dello yen e un contesto di maggiore stabilità dei tassi di interesse. Se, invece, si imponesse uno dei candidati più propensi a ‘rompere’ con il passato potrebbe materializzarsi un indebolimento dello slancio riformistico, oppure una riduzione del quantitative easing o, ancora, la monetizzazione del deficit.

RISCHIO DI RIDUZIONE DEI MULTIPLI DI VALUTAZIONE


Uno scenario che limiterebbe le aspettative d crescita con una conseguente riduzione dei multipli di valutazione. “Particolarmente vulnerabili nel medio termine risulterebbero i titoli growth small-cap con valutazioni elevate mentre lo yen potrebbe anche rafforzarsi in caso di ‘normalizzazione’ delle politiche monetarie”, specifica l’esperto di Capital Group che, inoltre, ritiene importante conoscere il posizionamento del successore di Abe rispetto alle crescenti tensioni fra Stati Uniti e Cina, nonché nei confronti dei rispettivi alleati nella regione.

COSA POTREBBE RIVALUTARE LE AZIONI GIAPPONESI


Resta il fatto che le azioni giapponesi evidenziano quotazioni sottovalutate rispetto alle valutazioni storiche e al resto dei mercati principali. “Potrebbe verificarsi una loro rivalutazione nel momento in cui si materializzasse un miglioramento della corporate governance, della redditività del capitale e dei rendimenti degli azionisti, nonché da cambiamenti nel comportamento delle società con abbondante liquidità che non sono state proattive nel restituire i profitti agli azionisti”, sottolinea Braun

I RISCHI DA AFFRONTARE


L’esperto di Capital Group, tuttavia, non nasconde le insidie: “Il mercato dovrà fare i conti con una serie di rischi potenziali come un nuovo aumento dei casi di coronavirus con l'arrivo dell'autunno e dell'inverno, la stagnazione economica, la volatilità delle quotazioni petrolifere, le oscillazioni dei cambi a causa dell'allentamento monetario competitivo e i cambiamenti strutturali dell'economia cinese”.
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