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In cerca di nuovi equilibri

Tra dollaro, oro e petrolio si registra un disallineamento che non può durare

Le due commodity storicamente si sono quasi sempre mosse in tandem, con il valore relativo del dollaro che controbilancia gli eccessi al rialzo e al ribasso. Ora lo schema sembra rotto, ma difficilmente durerà

di Stefano Caratelli 31 Agosto 2020 08:46

Come è noto, i mercati tendono a esagerare, sia al rialzo che al ribasso, ma alla fine trovano il prezzo giusto e tornano con i piedi per terra. Media ed esperti tendono ad esagerare le esagerazioni dei mercati, e proprio quando i prezzi toccano livelli insostenibili, sempre sia al rialzo che al ribasso, si lanciano in scenari estremi, anche se completamente disancorati dai trend di lungo termine, sempre con la stessa motivazione: “ma questa volta è diverso”. Sembra che qualcosa del genere stia succedendo in questa fine estate dell’anno del Covid sui mercati di commodity e valute, con conseguente proposizione di scenari sempre più estremi, già sentiti e regolarmente smentiti in passati più o meno remoti, come l’idea che il dollaro possa perdere il suo ruolo di moneta di riserva globale e di principale strumento di pagamento degli scambi finanziari e commerciali. Tutto nasce dallo sganciamento in atto da qualche mese di una serie di correlazioni ‘storiche’, come quella tra dollaro e petrolio e tra quest’ultimo e l’oro.

UNO STORICO ‘MÉNAGE À TROIS’


Tra le due principali commodity e il biglietto verde è uno storico ‘Ménage à Trois’, infatti esiste una storica correlazione positiva tra i primi due, determinata da molti fattori, con il terzo che va in direzione opposta: se il prezzo del petrolio sale, segnala economia in accelerazione ma anche inflazione in arrivo, che mangia il valore degli asset e spinge gli investitori a rifugiarsi nel metallo giallo; un petrolio troppo caro, inoltre, fa frenare le economie e alla fine riduce margini e utili societari, anche qui spingendo alla ricerca di riparo nell’oro; infine, visto che entrambe le commodity sono denominate in dollari, se il biglietto verde è forte i loro prezzi tendono a scendere, se è debole succede il contrario. La situazione attuale sembra contraddire questo trend ‘secolare’, e vede un dollaro in sostanziale equilibrio rispetto alle principali valute, anche se molti scrivono che è debole ma contro euro è esattamente a metà strada dai massimi di 0,80 di inizio anni 2000 e i minimi di 1,60 dell’estate del 2008, un petrolio ancora molto depresso e un oro ai record storici.

PREZZI DELL’ORO IN BLU (SCALA DI SINISTRA) E DEL PETROLIO IN ROSSO (SCALA DI DESTRA)


(le aree in grigio indicano recessioni)

[caption id="attachment_165072" align="alignnone" width="697"] FONTE: MACROTRENDS[/caption]

LE DUE FIAMMATE DEL 1980 E DEL 2011


Non è la prima volta, come si vede nel grafico, che i prezzi delle due commodity prendono strade diverse, anche se questa volta la divaricazione è veramente notevole. Il valore relativo del dollaro c’entra poco, vent’anni fa era più elevato, ai massimi di lungo periodo sia contro le principali valute che contro euro, oggi è sul punto mediano della media storica, comunque molto sopra i minimi storici. La corsa recente dell’oro è iniziata esattamente due anni fa, con il prezzo partito da quota 1.200 dollari attorno a cui viaggiava da dopo la crisi di Lehman e quella del debito europeo e ha avuto un’accelerazione a inizio 2020, prima che esplodesse la pandemia, che lo ha spinto ai massimi mai toccati prima in area 2.000 dollari. Ci sono due precedenti: quello del 1979-80, quando in pochi mesi quasi triplicò dai 300 dollari dell’estate del 79 agli 850 di fine gennaio dell’80, e quello del 2011, quando salì dai 1.300 dollari di marzo ai 1.895 di settembre.

QUANDO FU TOLTA UNA ‘A’ AGLI USA


In entrambi i casi due corse molto ‘emotive’, la prima causata dalla paura di un’inflazione americana fuori controllo, che sarebbe stata poi abbattuta a colpi di rialzi di tassi dalla Fed di Paul Volcker, e la seconda innescata dalla grande crisi con il climax toccato ad agosto del 2011, quando Standard & Poor’s, prima e unica nella storia, toglie una delle tre A al rating degli Stati Uniti d’America.

LE TESI SUL DECLINO DEL DOLLARO


È un cambio di paradigma o l’eccezione che conferma una regola storica che verrà rapidamente restaurata? Probabilmente è buona la seconda, anche se come nelle occasioni passate media e report sono pieni di argomenti sull’inevitabile declino del dollaro come moneta di riserva globale. Ma se ne parla dall’inizio degli anni ’70 dopo l’abbandono del gold standard da parte di Nixon. Il mercato globale dei capitali è in dollari, così come quello delle commodity e gran parte del commercio mondiale. Non c’è paese al mondo dove un tassista non accetti dollari in pagamento, lo stesso non può dirsi dell’euro o del renminbi. Certo, chi aveva oro nella propria asset allocation ha goduto di una protezione maggiore nel momento peggiore della crisi da pandemia, e chi a inizio 2020 era posizionato su un rimbalzo di petrolio e titoli energetici sta ancora soffrendo. Ma la stessa pandemia ha confermato il ruolo indispensabile del dollaro.
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