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La corsa alla Casa Bianca

Elezioni Usa, perché è ancora aperta la sfida Biden-Trump per la presidenza

Biden si è rafforzato con la Harris ma il virus ha smontato l’estremismo anticapitalista Dem, mentre Trump ha ancora frecce al suo arco. Ma i mercati hanno già vinto perché l’agenda economica è già scritta

di Stefano Caratelli 17 Agosto 2020 09:09
financialounge -  Biden economia presidenziali USA Trump Wall Street

Il Covid è stato uno tsunami che sembrava dovesse spazzare via tutto, e poi si è trasformato in un formidabile stress test che economie e mercati globali stanno superando molto meglio di quanto una schiera di esperti e guru prevedessero. Ma ha avuto un fortissimo impatto anche sul grande evento politico del 2020, le presidenziali del 3 novembre alle quali Donald Trump si gioca la riconferma contro il ticket Joe Biden-Kamala Harris. Torniamo indietro a febbraio, subito prima della pandemia: il Senato americano a maggioranza repubblicana bocciava l’impeachment chiesto dalla speaker della Camera Nancy Pelosi, ma i democratici si preparavano a farne il tormentone della campagna per trasformare il voto di novembre nel ‘vero’ verdetto; la nomination democratica sembrava una partita a due tra il ‘socialista’ Bernie Sanders e Elizabeth Warren, le cui tazze per raccogliere le lacrime che avrebbe fatto versare ai miliardari andavano a ruba; l’economia tirava e Wall Street era ai record, ma per i Dem era una macchina che arricchiva chi era già ricco e facevano a gara a chi avrebbe imposto più tasse e più lacci regolatori.

IL RISCHIO DI UNA PRESIDENZA ESTREMISTA


Era un quadro nettamente favorevole alla conferma di Trump, ma che presentava anche il rischio di una presidenza democratica estremista, che avrebbe potuto mettere in fuga gli investitori, affossare il mercato e mandare l’economia in recessione. La recessione è arrivata, e anche violenta, indotta dalla pandemia, ma ha agito come un grande livellatore, rendendo evidente che la tenuta dei mercati era un bene comune da preservare, e non l’interesse esclusivo dei paperoni di Wall Street. La retorica anti-capitalista è uscita di scena così come i suoi portavoce Sanders e Warren, mentre Fed, Amministrazione e Congresso, senza distinzioni di schieramento, hanno tenuto a galla economia e mercati senza badare a spese, e alla fine è arrivato il ticket Biden-Harris, sicuramente il meno estremista tra le scelte possibili.

IL FATTORE AFFIDABILITÀ


Ora tutto dipende da due fattori, il primo resta la ripartenza dell’economia e la tenuta dei mercati, e il secondo è diventato per così dire ‘personale’, che è quello misurato dai sondaggi e che si traduce in una valutazione di affidabilità tra Trump, che non si sa ancora se correrà con a fianco il suo vice Mike Pence, e il duo Joe-Kamala. Economia e politica estera sono i punti di forza di Trump, che non ha caso si è giocato la carta a sorpresa dell’accordo ‘storico’ tra Emirati Arabi e Israele subito dopo la nomina di Harris. Dopo un secondo trimestre impattato violentemente dalla pandemia, la ripresa sta correndo veloce, con i sussidi di disoccupazione sotto 1 milione per la prima volta dalla crisi e il Pil che punta una crescita di oltre il 20%, dopo il -30% e passa del secondo. Il punto debole di The Donald è la sua percepita imprevedibilità e irruenza, insieme ai non pochi, anche se presunti, scheletri che potrebbero essere trovati nei suoi armadi di ex imprenditore immobiliare.

HARRIS ARMA A DOPPIO TAGLIO


Ai Dem una ripartenza pimpante dell’economia ovviamente non giova, ma non possono certo dirlo. Il punto debole di Biden invece è – anzi era, prima che chiamasse al suo fianco la Harris – l’età avanzata, con i suoi tentennamenti e la scarsa incisività condita da gaffe ricorrenti. Kamala bilancia sia in termini di età che di incisività e determinazione, ma sembra un’arma a doppio taglio. Il messaggio che arriva infatti è che se vince Biden sarà lei il ‘vero’ presidente, oltretutto con la strada spianata per diventarlo davvero tra quattro anni e magari replicare nel 2028. Gli americani sono pronti? Inoltre la Harris potrà forse catturare parecchi voti moderati tra gli indecisi, gli indipendenti e magari anche in campo repubblicano, ma quanti ne sottrae dal campo Dem più estremista? Il suo passato di procuratore della California non la aiuta, alle primarie i suoi detrattori la chiamavano ‘cop’, il poliziotto.

BOTTOM LINE


Trump ha ancora molte frecce al suo arco, i sondaggi contano quel che contano, la carta vera è l’economia. Il suo punto debole resta la ‘volatilità’ caratteriale, che in questi quattro anni è stata più verbale che fattuale. Con la Harris, Biden ha certamente aumentato le chance, ma alla fine il ticket Dem non sembra un problema, né per Wall Street né per l’economia. L’agenda della Casa Bianca è già scritta chiunque vinca, far ripartire bene l’economia costi quel che costi e garantire la tenuta dei mercati. Che a questo punto hanno già vinto.
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