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Coronavirus e mercati: Fed in emergenza, ma non è ora di vendere

Le grandi case d’investimento concordano sul fatto che il virus abbia aperto una brutta parentesi per economie e mercati, ma non siamo di fronte a un'inversione storica. Intanto la Fed porta improvvisamente i tassi a vicini allo zero e annuncia acquisti di titoli per 700 miliardi di dollari

di Stefano Caratelli 16 Marzo 2020 07:45
financialounge -  coronavirus Federal Reserve Morning News tassi

La Fed non aspetta e gioca d’attacco abbassando i tassi domenica notte a quasi zero e annunciando, in contemporanea, la riapertura del Quantitative easing per 700 miliardi di dollari di acquisti tra T-bond e mutui immobiliari per contrastare gli effetti della diffusione del virus sull’economia e sui mercati. L’annuncio assolutamente inedito è diretto ad ammortizzare l’impatto del virus con misure concertate con Bce e Bank of England, per facilitare l’afflusso di dollari nei rispettivi sistemi finanziari. Il taglio di 100 punti base porta i Fed Funds a 0-0,25%, un livello che il mercato si aspettava venisse raggiunto per l’arrivo dell’estate. Una mossa preventiva per aiutare l’economa a evitare la recessione e sostenere Wall Street reduce da 4 settimane di volatilità violenta. Ma esattamente dove siamo?

UNA PARENTESI CHE PUÒ ESSERE LUNGA E PROFONDA, NON INVERSIONE ‘STORICA’


Tutto indica che è una parentesi, che può essere lunga e profonda, ma non un’inversione ‘storica’ del trend di espansione dell’economia globale e del mercato Toro’ che corre da 11 anni. Può starci anche una recessione ‘tecnica’, vale a dire due trimestri consecutivi con il segno meno davanti al numero del PIL, probabile in Europa e possibile anche in USA. A Wall Stret l’indice S&P 500 ha chiuso settimana scorsa a 2.711 passando dal territorio correzione al territorio Orso, vale a dire una distanza superiore al 20% dai massimi di periodo, nonostante il balzo di quasi 2000 punti nel finale di venerdì, dopo che il presidente Trump ha dichiarato l’emergenza da virus. Per passare dai record storici all’Orso, Wall Street ci ha messo appena 4 settimane. La correzione di quasi il 20% della seconda metà del 2018 aveva avuto bisogno di 16 settimane per dispiegarsi. Ma attenzione, passare dal Toro all’Orso per qualche punto non basta per dichiarare un’inversione di un trend di lungo periodo. Come la recessione tecnica, dentro la parentesi può starci anche un’incursione dell’Orso.

NIENTE A CHE VEDERE CON LA GRANDE CRISI, CHE MINAVA IL SISTEMA ALLA RADICE


Sul quadro delineato sopra convergono le analisi delle grandi case di investimento con cui Financialounge.com è costantemente in contatto, anche se ovviamente con sfumature diverse. E c’è consenso anche sul fatto che quello che sta succedendo in questo difficile passaggio tra inverno e primavera del 2020 non ha niente a che vedere con la Grande Crisi esplosa a settembre del 2008 con il crac di Lehman Brothers. Quella crisi impiegò oltre un anno per caricarsi e andò a minare le fondamenta del sistema finanziario, con le grandi banche e istituzioni americane che cadevano come birilli e venivano salvate da una regia audace del Tesoro USA e della Fed che misero sul piatto insieme a una strategia audace e efficace anche una montagna di dollari. L’onda d’urto arrivò in Europa con la stessa violenza ma incontrando minor capacità di reazione e fu poi ‘doppiata’ dal secondo tsunami, la crisi del debito sovrano e dell’euro aperta nel 2010 e sventata solo nel 2012 grazie alla leadership da grande condottiero romano di Mario Draghi.

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I DATI MACRO RESTANO SOLIDI MA FOTOGRAFANO IL PASSATO, RECESSIONE TECNICA NON ESCLUSA


Qui la tenuta strutturale del mercato e del sistema finanziario non è in discussione. Il virus è un fattore esterno, come una catastrofe naturale, con la differenza rispetto a uno tsunami o a un terremoto di essere globale e non locale. Il tempo è il fattore chiave, non è una questione di se ma di quando. Se si tocca il picco rapidamente, i danni potrebbero essere limitati al primo trimestre, se ci mette più tempo, anche il secondo potrebbe soffrirne. Per misurare l’impatto sull’economia reale i dati servono a poco. Quelli reali disponibili sono ancora tutti relativi a febbraio. Infatti i modellini delle Fed di Atlanta e New York puntano a una crescita del PIL americano tra gennaio e marzo tra l’1,7% e il 3,1%. Alcune grandi banche americane invece danno per scontato il segno meno, con la possibilità che si replichi nel secondo. Ma il consensus è per una seconda metà dell’anno in recupero.

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IL MERCATO PER NON SBAGLIARE ESAGERA SEMPRE, MA IL TREND NON È COMPROMESSO


A differenza dei dati macro, che arrivano sempre dopo, il mercato invece anticipa. E spesso, per non sbagliare, esagera. Ha probabilmente esagerato a gennaio, entrando di corsa nel 2020 a un passo insostenibile per 12 mesi, come scrivevamo il 3 febbraio quando il cigno nero del virus faceva la sua prima comparsa. E sta probabilmente esagerando ora, prezzando il peggior esito possibile della crisi, soprattutto sull’azionario. I tonfi dei listini si alternano a ‘prove di resilienza’, con il pendolo del sentiment che oscilla paurosamente tra ‘fear’, la paura del peggio, e ‘greed’ la paura di perdere il rimbalzo. La Cina sembra fuori dal tunnel, l’Europa c’è dentro fino al collo, l’America anche ma ha le risorse e la voglia di uscirne più rapidamente appena intravvede la luce in fondo. Il trend positivo di lungo periodo non sembra comunque compromesso, i grandi titoli tech americani che lo rappresentano hanno tenuto meglio, Apple è molto più vicina ai massimi che ai minimi dell’anno, Tesla nonostante i tonfi vale ancora più del doppio di quanto valeva solo 5 mesi fa.

BOTTOM LINE


Per chi è investito in azioni, vendere oggi vuol dire cedere al panico e doversi pentire amaramente in futuro. Per chi ha liquidità disponibile è un’occasione da usare però con cautela e discernimento, senza attese di ritorni immediati, ma con la ragionevole certezza di congratularsi con se stessi in futuro. Vale il consiglio che vale contro il virus. Stare a casa, con la possibilità di uscire per fare qualche acquisto mirato.
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