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Coronavirus, l’italiana Irbm: “Siamo pronti. A giugno sperimentazione sull'uomo”
L’ad Di Lorenzo annuncia: entro maggio al via la sperimentazione del vaccino sui topi ed entro giugno quella sull’uomo. Nell’azienda di Pomezia lavorano 250 persone, 40 delle quali sul vaccino per il coronavirus
di Chiara Merico 13 Marzo 2020 18:29
Un’azienda italiana, la Irbm di Pomezia, sarebbe pronta a sviluppare un vaccino per il coronavirus. A farlo sapere, come riferisce Fondazione Leonardo, è l’ad Piero Di Lorenzo, che ha detto di stare “affrontando questo momento con prudente ottimismo”.
“L’ora del vaccino anti-Covid-19 è praticamente già arrivata. Siamo pronti. Entro maggio andremo in sperimentazione sui topi, ed entro giugno in sperimentazione sull’uomo”, ha sottolineato Di Lorenzo. “Se malauguratamente la pandemia dovesse diventare inarrestabile, le autorità regolatorie nazionali e internazionali potrebbero decidere di accorciare tantissimo i tempi dei test – sia sugli animali che sull’uomo – perché prevarrebbe la legge del male minore”.
Come ha sottolineato il manager “anche i vaccini, come qualunque farmaco, hanno effetti collaterali; ma se questi sono meno pericolosi dell’espandersi del contagio epidemiologico, allora le autorità regolatorie potrebbero scegliere di far saltare alcuni protocolli e andare subito, nel più breve tempo possibile, su una produzione di massa del vaccino".
La Irbm di Pomezia, in provincia di Roma, opera nel settore della della biotecnologia molecolare, della scienza biomedicale e della chimica organica e impiega 250 persone, di cui la maggior parte laureati e con dottorato di ricerca. Sul vaccino del coronavirus, ha spiegato l’ad, stanno lavorando venti persone applicate ai laboratori Gmp (Good Manifacturing Practices) e altre venti sulle attività di supporto. “Vicini al traguardo ci sono anche un consorzio americano e una bio-tech israeliana”, ha aggiunto Di Lorenzo. Ma la speranza è che il vaccino contro il virus responsabile della pandemia possa arrivare proprio dall’Italia.
TEMPI PIU’ STRETTI
“L’ora del vaccino anti-Covid-19 è praticamente già arrivata. Siamo pronti. Entro maggio andremo in sperimentazione sui topi, ed entro giugno in sperimentazione sull’uomo”, ha sottolineato Di Lorenzo. “Se malauguratamente la pandemia dovesse diventare inarrestabile, le autorità regolatorie nazionali e internazionali potrebbero decidere di accorciare tantissimo i tempi dei test – sia sugli animali che sull’uomo – perché prevarrebbe la legge del male minore”.
L’IPOTESI DI FAR SALTARE ALCUNI PROTOCOLLI
Come ha sottolineato il manager “anche i vaccini, come qualunque farmaco, hanno effetti collaterali; ma se questi sono meno pericolosi dell’espandersi del contagio epidemiologico, allora le autorità regolatorie potrebbero scegliere di far saltare alcuni protocolli e andare subito, nel più breve tempo possibile, su una produzione di massa del vaccino".
L’Italia testa l’antivirale dell’americana Gilead Sciences contro il coronavirus
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VICINI AL TRAGUARDO
La Irbm di Pomezia, in provincia di Roma, opera nel settore della della biotecnologia molecolare, della scienza biomedicale e della chimica organica e impiega 250 persone, di cui la maggior parte laureati e con dottorato di ricerca. Sul vaccino del coronavirus, ha spiegato l’ad, stanno lavorando venti persone applicate ai laboratori Gmp (Good Manifacturing Practices) e altre venti sulle attività di supporto. “Vicini al traguardo ci sono anche un consorzio americano e una bio-tech israeliana”, ha aggiunto Di Lorenzo. Ma la speranza è che il vaccino contro il virus responsabile della pandemia possa arrivare proprio dall’Italia.
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