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Coronavirus, la stima di Federauto a Financialounge.com: “Nel 2020 vendite auto in calo del 10%”

L’annullamento del Salone di Ginevra è solo l’ultima tegola per un comparto in cui si rischia la paralisi, spiega Adolfo de Stefani Cosentino, presidente dei concessionari italiani, che al Governo chiede chiarezza sui diesel di nuova generazione e avvisa: “L’elettrico in Italia è una chimera”

di Giancarlo Salemi 2 Marzo 2020 12:27
financialounge -  auto coronavirus federauto

“Il coronavirus rischia di costare molto caro al mercato dell’auto: se va bene prevediamo per il 2020 una flessione del 10% a 1,8 milioni di immatricolazioni, ma se continua così ci saranno ancora almeno altre 100mila vetture in meno che vuol dire meno incasso per Iva, bollo, imposte regionali. Significa riportare le lancette della storia, per le vendite auto, a oltre vent’anni fa”. È molto deluso Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto che rappresenta oltre centomila concessionari sparsi sul nostro territorio e a Financialounge.com dice chiaramente: “L’annullamento del Salone di Ginevra è solo l’ultima tegola per un comparto in cui si rischia la paralisi: a perdere è tutta la catena produttiva, esuberi non solo nei concessionari e nelle officine, ma in tutto il comparto anche perché se c’è la crisi l’ultima cosa che si fa è comprare un’auto nuova”.

IL CORONAVIRUS RISCHIA DI PARALIZZARE INTERO COMPARTO


“Il Nord è l’economia italiana, la vera locomotiva” prosegue il presidente di Federauto “e i miei colleghi in queste regioni hanno disdette in officina fino al 40%, per non parlare delle zone rosse che sono ferme, paralizzate. Noi concessionari abbiamo 120mila addetti se, cala il 10% del mercato noi dobbiamo o diminuire i costi della stessa entità o non si sa dove sbattere la testa, non possiamo di certo vendere le macchine ai marziani”.

LA CHIMERA DELL’ELETTRICO: COSTA TROPPO E NON RINNOVA PARCO AUTO


Il problema riguarda però ancora una volta il rinnovo del parco auto. In Italia circolano 39 milioni di vetture di queste il 17% ha oltre 10 anni e la soluzione, sia per chi produce sia per chi vende, non può essere l’elettrico per il quale mancano le infrastrutture basilari. “Se si vendono appena 10mila macchine elettriche l’anno – prosegue – ci vorranno vent’anni, con questo ritmo, prima di rinnovare il parco auto. Puntare sull’elettrico è una chimera, queste auto costano fino al 40% in più di una macchina normale, oltre i 35mila euro, e chi ha una vettura euro zero o non la usa o non ha i soldi per permettersi di comprare questo tipo di automobile, ma questo non lo si vuol capire”.

LA BATTAGLIA SBAGLIATA SUL DIESEL DI NUOVA GENERAZIONE


Ma non basta, il vero errore che ha confuso gli acquirenti, per Adolfo De Stefani è stato quello di mettere nella lista nera anche i diesel di ultima generazione. “Ci sono stati amministratori che stupidamente hanno intrapreso una battaglia contro il Diesel euro 6 – spiega il presidente di Federauto - A Roma è stata vietata la circolazione alle nuove auto diesel, mentre quelle a benzina euro 3 potevano girare, ignorando il fatto che le prime emettono una quantità di polveri sottili dieci volte inferiore rispetto alle seconde. Una decisione che ha generato una caduta verticale della richiesta di autovetture e i concessionari di Roma hanno registrato molte rinunce da parte di clienti che avevano ordinato delle macchine alimentate a gasolio”.

Emergenza coronavirus, salta il Salone dell’auto di Ginevra


Emergenza coronavirus, salta il Salone dell’auto di Ginevra





AL GOVERNO CHIEDIAMO CHIAREZZA, DI NON SPAVENTARE IL CONSUMATORE


Cosa chiede allora Federauto al Governo? “Una cosa sola: non spaventate il consumatore e, poi, siccome ci sono già le case automobilistiche che pagano delle penali esagerate se vendono delle macchine inquinanti, di lasciare che il mercato venga fatto da loro perché non c’è bisogno che il Governo le spaventi, sono già spaventate di loro e dalle regole europee”. Per Adolfo de Stefani Cosentino allora per ridurre l’inquinamento ci sono solo due strade: “Incentivare con dei piani di rottamazione, ma non per comprare l’elettrico, oppure vietare di far circolare il parco inquinante”. La proposta più sensata per Federauto sarebbe quella di “dare un credito d’imposta per comprare un euro 5 o 6 anche usato e in più, attraverso l’ANCI, l’associazione dei comuni, dare dei messaggi univoci in tutta Italia: non è che ogni sindaco decide per se’ facendo male alla collettività”.
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