idee di investimento
Idee di investimento – Obbligazioni – 24 dicembre 2018
Gli italiani amano la comodità delle nuove tecnologie ma non rinunciano ai consulenti per le scelte di portafoglio. Per il 2019 è da riporre l’approccio da cassettista e da privilegiare le tattiche opportunistiche.
24 Dicembre 2018 06:50
LE APP NON POSSONO SOSTITUIRE UN CONSULENTE
I dati della Legg Mason Global Investment Survey 2018, sondaggio promosso da Legg Mason quest’anno in 17 paesi, sono interessanti anche per quello che rivelano su gli investitori italiani . In particolare, emerge che il 60% degli investitori italiani reputa corretto sfruttare l’innovazione tecnologica per gli investimenti mentre il 47% gradirebbe poter disporre di un’app tramite la quale svolgere tutte le operazioni relative ai propri risparmi. Tuttavia, se gli investitori italiani, da un lato apprezzano l’immediatezza e la facilità di uso dei nuovi servizi tecnologici avanzati, dall’altra sono convinti che gli aspetti umani nel servizio di consulenza finanziaria al cliente non potranno mai essere sostituiti dalla tecnologia. Lo hanno dichiarato il 67% degli intervistati mentre il 66% ammette che potrebbe innervosirsi all’idea di non poter relazionarsi con un essere umano nel gestire i propri investimenti. “Per agevolare il raggiungimento degli obiettivi dei clienti è essenziale tener conto di molti fattori, dall’orizzonte temporale al profilo di rischio dell’investitore, e in questo i servizi digitali per la pianificazione finanziaria che si stiano evolvendo velocemente possono fornire una integrazione ma non sostituire, l’interazione umana. Il valore della competenza e dell’esperienza di un professionista in carne e ossa continuerà a restare un fattore di assoluto rilievo” commenta nell’articolo “Investimenti, gli italiani cercano facilità d’uso ma non rinunciano al consulente” Matteo Lenardon, Deputy Country Head Italia di Legg Mason.
ADDIO ALLE TATTICHE ‘BUY AND HOLD’
E che ci sarà bisogno di consigli di esperti per le scelte di portafoglio sul mercato obbligazionario per il 2019, lo rivela senza mezzi termini Bob Jolly, Head of Global Macro Strategy di Schroders. Nel suo outlook 2019 afferma che gli investitori obbligazionari saranno meno tranquilli rispetto a come sono stati abituati dal 2008, ma emergeranno opportunità consistenti adottando un approccio più attivo E’ difficile conoscere con esattezza l’impatto sui prezzi dei diversi asset finanziari; ma è probabile che il tempo delle tattiche ‘buy and hold’, ovvero mantenere in portafoglio azioni e obbligazioni e beneficiare della crescita stabile dei prezzi come avvenuto negli ultimi anni, è prossimo al termine. “Siamo convinti che adottando un approccio più attivo, non soltanto nel reddito fisso ma potenzialmente in tutte le asset class, sarà possibile intercettare le consistenti opportunità che emergeranno” specifica nell’articolo “Obbligazionario globale, è finito il tempo delle tattiche ‘buy and hold’” Bob Jolly.
RIALZISTI SUI BTP E RIBASSISTI SUI BUND
Come dire che ancora di più di quanto accaduto quest’anno, nel 2019 sarà indispensabile intercettare le occasioni che di volta in volta si presenteranno. Come quelle catturate da Marilyn Watson, Head of Global Fundamental Fixed Income Strategy di BlackRock. “In termini di posizionamento, manteniamo una piccola posizione long (rialzista, ndr) sui titoli di Stato italiani, siamo tatticamente short (ribassisti, ndr) sui Bund tedeschi e deteniamo posizioni selezionate in obbligazioni societarie europee” fa sapere l’esperta nell’articolo “BlackRock punta sul rendimento e non disdegna i BTP”. Più in generale, Marilyn Watson continua a favorire determinati strumenti a spread (con extra rendimento rispetto ai titoli di stato) per la generazione di reddito. L’esperta, di conseguenza, resta posizionata in modo tattico sulle obbligazioni societarie e sulle attività cartolarizzate, con una forte attenzione ai fondamentali bottom-up (relativi cioè ai singoli emittenti) e una preferenza per i titoli azionari che offrono un flusso di dividendi adeguato al rischio. “Infine, abbiamo in portafoglio selezionate posizioni nel debito dei mercati emergenti. Teniamo costantemente sotto osservazione i rischi in corso per il settore, tra cui le condizioni finanziarie globali più rigide, le guerre commerciali e altre questioni, tuttavia alcuni dei rischi coda specifici si sono ridotti e le valutazioni sono complessivamente più interessanti dopo la correzione degli ultimi mesi” conclude Marilyn Watson.
LA RIVALUTAZIONE DEL RISCHIO NEI MERCATI EMERGENTI
Restando in tema di emergenti, Anton Brender, Chief Economist di Candriam, ammette che l’aumento dei tassi d’interesse USA, il rafforzamento del dollaro, la disputa commerciale tra Washington e Pechino, le tensioni politiche e le sanzioni siano stati alcuni dei motivi che hanno portato a una rivalutazione del rischio dei paesi emergenti. Ma è evidente che tale rivalutazione, che ha reso necessario un riequilibrio delle partite correnti per i paesi in via di sviluppo più vulnerabili, rallenterà la crescita soprattutto per quei paesi maggiormente dipendenti dal resto del mondo per il loro finanziamento (come Argentina e Turchia). Il vero punto critico, come spiegato nell’articolo “Outlook 2019, Candriam stima una crescita all’1,5% per l’Eurozona”, riguarda l’evoluzione della guerra commerciale che rappresenta al momento la minaccia più seria per l’economia globale, con contraccolpi ancora più profondi per le economie emergenti.
POSIZIONAMENTO DIFENSIVO SUL DEBITO CORPORATE
Infine, per quanto riguarda il reddito fisso Martin Dropkin, Global Head di Credit Research, osserva che la marea della liquidità delle banche centrali, che aveva “sollevato tutte le barche” ora si sta ritirando, modificando così le dinamiche del mercato obbligazionario. Dropkin, nell’articolo “Verso un anno incerto che richiede un approccio diversificato”, raccomanda “qualità e selezione” e prevede che il ciclo restrittivo della Fed possa andare in pausa nel 2019, con i rendimenti dei T-bond a 10 anni stabilizzati. La pausa della Fed dovrebbe fornire anche un parziale sollievo al debito dei mercati emergenti, mentre nel credito corporate il consiglio è di un posizionamento difensivo, anche perché l’atteso raffreddamento della crescita e gli elevati livelli di debito raggiunto dovrebbero contribuire all’ampliamento degli spread.
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