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Il consolidamento del futuro dell’euro richiederà una terza fase politica

I nuovi negoziati in seno alla zona euro dovrebbero prevedere forme di ripartizione degli oneri e un’unione fiscale che richiederà diverso tempo.

28 Luglio 2017 09:31
financialounge -  BCE Emmanuel Macron euro Mario Draghi politica monetaria spread

“Contrariamente a quanto pensavano la maggior parte degli economisti, la politica monetaria avviata cinque anni fa da Draghi proseguita poi con il Quantitative easing ha avuto un certo successo, anche in Italia e in Grecia che sono attualmente in crescita. Il PIL dell'area euro potrebbe superare il 2% nel 2017” sostiene François-Xavier Chauchat, Chief Economist e Membro del team di investimento di Dorval Asset Management.

L’economista analizza quanto accaduto nell’area euro dopo i cinque anni trascorsi dal discorso che Mario Draghi tenne in occasione della Global Investment Conference nel quale affermò "credetemi che sarà sufficiente" e creando successivamente il programma OMT (mai usato), trasformando, di fatto, la BCE in un prestatore di ultima istanza.

Un processo capace di mettere all’angolo la speculazione con gli spread dei paesi periferici dell'area euro nei confronti dei bond tedeschi che hanno iniziato a diminuire in maniera consistente e, da allora, non hanno mai raggiunto i livelli toccati nel 2012, anche per quel che riguarda la Grecia.

“Questo preciso momento storico per l'euro non era altro che la prima fase di un processo verso la rinascita dell'area euro. La seconda fase, quella economica, è iniziata più tardi e ha richiesto maggiore tempo” puntualizza François-Xavier Chauchat secondo il quale dal momento che l’euro, intrinsecamente, è un costrutto politico, il consolidamento del suo futuro richiederà una terza fase, quella politica, un processo già iniziato grazie alla vittoria di Emmanuel Macron in Francia.

Immediatamente dopo le elezioni francesi, la Germania e la Francia hanno, infatti, deciso di aprire un nuovo calendario di negoziati al fine di migliorare il quadro istituzionale dell’euro con un nuovo compromesso che preveda alcune forme di ripartizione degli oneri e un’unione fiscale che richiederà diverso tempo e, probabilmente, una modifica del Trattato.

“Ciò che sembra chiaro è che il risultato di tale processo determinerà se la stabilità dell’eurozona continuerà a pesare sulle spalle della BCE o se il famoso discorso di Draghi del 26 luglio 2012 è stato e sarà il primo e l’ultimo nella storia dell’euro” conclude François-Xavier Chauchat.
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