mercati azionari
Cosa sta segnalando l’indice Vix agli investitori azionari
L’indice Vix staziona da tempo intorno a 10-12 segnalando un basso rischio di borsa: meglio cominciare ad adottare strategie che beneficiano del rialzo della volatilità.
7 Luglio 2017 09:45

Dal 1993 l’ indice Vix misura la volatilità implicita a breve termine delle opzioni a 30 giorni relative all’indice S&P500 di Wall Street ed è calcolato sulla base dei prezzi di numerose opzioni call e put negoziate al CBOE (Chicago Board Options Exchange). Si tratta di un indice ribattezzato ‘indice della paura’ perché segnala quanto gli investitori azionari sono preoccupati.
Ebbene le attuali quotazioni dell'indice Vix (ieri al livello 12, ma da mesi intorno a quota 10) sembrerebbero dimostrare una totale assenza di paura. Un aspetto che non convince alcuni analisti alla luce dell’attuale contesto dell’economia mondiale e, soprattutto, dell'instabilità politica: secondo loro un Vix tanto basso dimostra una preoccupante compiacenza tra gli investitori.
In pratica gli investitori starebbero acquistando azioni a causa della loro bassa volatilità sebbene le valutazioni azionarie siano piuttosto elevate (se misurate in base ai parametri di mercato come per esempio il rapporto prezzo/utili): gli investitori azionari stanno probabilmente sottovalutando il rischio e, di conseguenza, sono in una posizione vulnerabile.
Secondo questi analisti, tenendo nel dovuto conto le problematiche dell’economia a livello globale e le tante instabilità geopolitiche, il VIX dovrebbe attestarsi vicino ad un livello di 15, e non al livello di 10-12: questo disallineamento indica quanto sia significativa la percezione del rischio del mercato da parte degli investitori azionari. L'aspetto ancora più preoccupante è che l'ulteriore calo del Vix potrebbe portare nuovi acquirenti sul mercato azionario (attratti da una volatilità ridotta), felici di acquistare azioni anche se fossero pagate a valutazioni sempre più elevate.
Secondo questi analisti, gli investitori oltre a rivedere insieme al proprio consulente finanziario di fiducia il corretto peso di azioni in portafoglio in funzione della personale propensione al rischio e all’orizzonte temporale dell’investimento, potrebbero cominciare ad impiegare una piccola quota (5%) in strumenti che beneficiano di un rialzo del Vix (come per esempio gli ETF long Vix) o di fondi comuni specializzati in attività legate alla gestione attiva della volatilità.
Ebbene le attuali quotazioni dell'indice Vix (ieri al livello 12, ma da mesi intorno a quota 10) sembrerebbero dimostrare una totale assenza di paura. Un aspetto che non convince alcuni analisti alla luce dell’attuale contesto dell’economia mondiale e, soprattutto, dell'instabilità politica: secondo loro un Vix tanto basso dimostra una preoccupante compiacenza tra gli investitori.
In pratica gli investitori starebbero acquistando azioni a causa della loro bassa volatilità sebbene le valutazioni azionarie siano piuttosto elevate (se misurate in base ai parametri di mercato come per esempio il rapporto prezzo/utili): gli investitori azionari stanno probabilmente sottovalutando il rischio e, di conseguenza, sono in una posizione vulnerabile.
Secondo questi analisti, tenendo nel dovuto conto le problematiche dell’economia a livello globale e le tante instabilità geopolitiche, il VIX dovrebbe attestarsi vicino ad un livello di 15, e non al livello di 10-12: questo disallineamento indica quanto sia significativa la percezione del rischio del mercato da parte degli investitori azionari. L'aspetto ancora più preoccupante è che l'ulteriore calo del Vix potrebbe portare nuovi acquirenti sul mercato azionario (attratti da una volatilità ridotta), felici di acquistare azioni anche se fossero pagate a valutazioni sempre più elevate.
Secondo questi analisti, gli investitori oltre a rivedere insieme al proprio consulente finanziario di fiducia il corretto peso di azioni in portafoglio in funzione della personale propensione al rischio e all’orizzonte temporale dell’investimento, potrebbero cominciare ad impiegare una piccola quota (5%) in strumenti che beneficiano di un rialzo del Vix (come per esempio gli ETF long Vix) o di fondi comuni specializzati in attività legate alla gestione attiva della volatilità.
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