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Mercati emergenti, l’Asia ha i migliori margini di recupero

Trump sembra non volere guerre commerciali e preferire un dollaro e tassi non troppo alti: elementi che agevolano le potenzialità di recupero dei mercati emergenti.

19 Aprile 2017 10:23
financialounge -  Asia BlackRock cina donald Trump mercati emergenti Richard Turnill Xi Jinping

“Riteniamo che il premio per il rischio dei mercati emergenti sia in declino a mano a mano che il mercato tenda a concentrarsi sui fondamentali. Per questa ragione siamo in sovrappeso sulle azioni dei mercati emergenti, con le società asiatiche che spiccano come le maggiori potenziali beneficiare del recupero” specifica Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, nel suo commento settimanale ai mercati dal titolo “Trade war risk fades, for now”.

La visione positiva sui mercati emergenti dello strategist poggia su alcuni fatti che sembrano dimostrare meno preoccupanti i timori di rischio di guerre commerciali scattati subito dopo la vittoria di Trump: timori che avevano spaventato gli investitori. Ma le minacce sembrano in ripiegamento, soprattutto dopo che il Dipartimento del Tesoro americano non ha definito la Cina ‘un manipolatore di valuta’ nella sua prima revisione della politica dei cambi sotto l'amministrazione Trump.

Ci sono inoltre altri segnali che sembrano dimostrare che l'ostilità iniziale di Trump sia in diminuzione. La recente lettera dell'amministrazione al Congresso sulla rinegoziazione NAFTA ha indicato una posizione più attendista. Inoltre, le riunioni di aprile di Trump con il presidente cinese Xi Jinping sono apparse piuttosto costruttive, con dichiarazioni, da entrambi le delegazioni, volte a guadagnare tempo per affrontare il grande squilibrio commerciale bilaterale: inoltre, dimostrando cooperazione, la Cina ha attivamente offerto alcune concessioni commerciali.

“Vediamo rischi a lungo termine per gli Stati Uniti nel momento in cui fossero riviste alcune politiche commerciali adottate dal 1980 per ritornare verso un approccio transazionale per gli scambi commerciali” precisa Richard Turnill che, individua nelle incertezze geopolitiche un'altra fonte di preoccupazione. Tuttavia, nel breve termine, una minore possibilità di guerre commerciali resta una buona notizia per i mercati emergenti che beneficiano della reflazione globale e della solida domanda interna.

“Inoltre i recenti commenti di Trump che ha definito il dollaro americano ‘troppo forte’ e i segnali di una preferenza per una politica dei tassi a basso interesse sono ulteriori fattori di supporto ai mercati emergenti” conclude Richard Turnill.
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