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USA: le tre domande da miliardi di dollari

La forte ripresa globale guidata dal settore manifatturiero, l’inflazione core stabile e la Fed che opta per un aumento dei tassi a marzo: tre domande senza risposta.

7 Marzo 2017 09:54
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“È stato sorprendente, almeno per la maggior parte di noi, il rally quasi inarrestabile di Wall Street e l'ulteriore calo della volatilità implicita reale (indice VIX) di fronte alla elevata e persistente incertezza circa le prospettive della politica” puntualizza Joachim Fels, consulente economico globale di PIMCO, secondo il quale è come se gli investitori si fossero concentrati solo sulle prospettive positive ignorando i rischi.

In attesa di vedere se tale rally proseguirà, Joachim Fels si pone tre domande. La prima delle quali riguarda la contraddizione emerse tra la de-globalizzazione (di cui tutti parlano a livello internazionale) e i volumi del commercio mondiale che hanno subito una ripresa vigorosa.

“È vero che stiamo assistendo ad una ripresa globale più sincronizzata guidata dal settore manifatturiero (e, in particolare, dall’energia), tuttavia l'entità della ripresa è sorprendente. Si tratta solo di un colpo di coda dovuto anche alla scadenza degli incentivi alle vendite di auto in Cina o potremmo essere in concomitanza di una nuova ancora più potente accelerazione sincronizzata della crescita a livello mondiale quest'anno?"

Il secondo interrogativo è inerente all’inflazione core che è rimasta latente nella maggior parte delle economie avanzate nonostante il vivace mercato del lavoro e l'accelerazione dell'inflazione sopra le attese degli analisti.

La terza domanda riguarda infine le ragioni in base alle quali si è concretizzato l'improvviso cambio d’atteggiamento della Fed nelle ultime settimane. La Fed è infatti passata dall’essere paziente e senza fretta di alzare i tassi al dichiarare che un rialzo a metà marzo è ‘probabilmente appropriato’.

“I politici sono influenzati dal rally azionario e dall'aumento moderato degli indicatori di sentiment, nonostante la mancanza di prove convincenti sui dati macro economici? Oppure stanno soltanto facendo una scommessa su future politiche fiscali espansive da parte dell’amministrazione Trump? E se è così, che cosa è accaduto di recente che rende questo più probabile di uno o due mesi fa?” sono le domande che si pone Joachim Fels a questo proposito, che poi aggiunge: “La mia ipotesi migliore è che la Fed sia entrata in modalità ‘opportunistica di rialzo dei tassi’: dal momento che resta ancora preoccupata per una adeguata distanza dai tassi di interesse a zero e felice di sfruttare opportunisticamente l’occasione offerta dai mercati azionari in rialzo, la Fed intende sfruttare gli indicatori di fiducia per incrementare tale distanza”.

Un’ipotesi che però lo stesso Joachim Fels definisce essere un suo tentativo di spiegazione. In ogni caso, Joachim Fels, ricorda come il ciclo finanziario globale dipenda dai tassi di interesse degli Stati Uniti e dal biglietto verde, visto la montagna di debito in dollari accumulato nel resto del mondo.

Certo un rialzo di 25 punti base (+0,25%) dei tassi da parte della Fed è solo una modesta variazione, tuttavia se i mercati realizzano che questo nuovo atteggiamento nelle decisioni della Fed possa essere il segnale di una politica monetaria più aggressiva, la reazione potrebbe portare a rendimenti più elevati e ad un dollaro significativamente più alto: uno scenario nel quale potrebbe esserci qualche violento contraccolpo nel resto del mondo.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Pimco
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