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Euro–dollaro, perché la moneta unica potrebbe vincere il braccio di ferro

Dopo 2 anni di rafforzamento, il dollaro da inizio anno ha mostrato segni di stanchezza verso l’euro che potrebbe continuare a guadagnare terreno grazie ai fondamentali.

8 Febbraio 2017 09:37
financialounge -  dollaro donald Trump euro GAM John Lambert

Negli ultimi 12 mesi il dollaro americano ha guadagnato terreno rispetto a tutte le principali valute estere. Con la sola eccezione del rublo russo (+12,5%), dello yen giapponese (+4,6%) e del dollaro di Taiwan (+1,6%), le altre divise internazionali mostrano tutte performance negative rispetto al biglietto verde: dalla corona svedese (-5,9%) a quella norvegese (-7,9%), dal franco svizzero (-6,8%) al renminbi cinese (-9,0%), dal real brasiliano (-13,3%) alla sterlina inglese (-17,2%), dal peso messicano (-27,4%) alla lira turca (-35,0%). L’euro, dal canto suo, si è deprezzato del 5,8%.

Dall’inizio di quest’anno, però, il dollaro USA si è tendenzialmente indebolito rispetto a quasi tutte le divise estere: basti pensare che soltanto 15 monete internazionali (sulle 76 esaminate) evidenziano una svalutazione rispetto al dollaro.

La moneta unica europea, in particolare, si è rivalutata del 2,3% e, secondo alcuni osservatori potrebbe continuare a farlo contrariamente alla convinzione attualmente più diffusa che intravede un dollaro americano più forte nei prossimi mesi.

“Dal 2014, cioè da quando il dollaro ha mostrato una robusta tendenza rialzista, scommettere sul biglietto verde è stata la visione più popolare sui mercati di tutto il mondo” commenta John Lambert, gestore azionario globale di GAM, che poi aggiunge: “Nel frattempo, però, il deficit di bilancio statunitense ha cominciato a manifestare segnali di deterioramento, un fenomeno ciclico riscontrato normalmente solo in periodi recessivi”.

Si tratta di una tendenza che, sebbene affiorata già da qualche tempo, ha assunto un’accelerazione sulla scia dell’aumento per la spesa strutturale in sussidi, che ha coinciso con vendite consistenti di titoli di stato americani da parte di investitori stranieri.

“L’amministrazione Trump ha confermato di puntare a ridurre sostanziosamente le tasse e ad aumentare la spesa pubblica: decisioni che non farebbero che aumentare ancora di più il deficit strutturale” puntualizza John Lambert che si chiede chi finanzierà il tutto e, soprattutto, a quali tassi sarà disposto a farlo.

Insomma, per il manager i fondamentali della valuta americana restano deboli fornendo un’interessante opzione per gli investitori contrarian, cioè per tutti quelli che non credono che il biglietto verde possa rafforzarsi nei prossimi mesi.
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