Borse, le operazioni di M&A indicano che non sono più care di un anno fa
Le operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) hanno registrato una robusta contrazione nel 2016 rispetto a 12 mesi prima. A certificarlo è il report annuale ‘Merger & Acquisitions Review Financial Advisors 2016’ a cura di Thomson Reuters che ha analizzato tutti i flussi annuali nelle diverse aree geografiche di tutto il mondo calcolando che il totale globale 2016 si è attestato a 3.666 miliardi di dollari, il 16,1% in meno rispetto ai 4.368 miliardi del 2015: limitando il calcolo alle sole operazioni completate nel corso del 2016, il totale si posiziona a 3.235 miliardi pari al -2,9% in meno rispetto ai 3.333 miliardi del 2015.
In Europa, gli annunci 2016 relativi ad operazioni di M&A si sono attestati ad un controvalore pari a 759 miliardi di dollari (-12,6%) mentre le pratiche concluse hanno contabilizzato flussi per 756 miliardi (l’8,9% in più rispetto ai 697 miliardi dell’anno precedente).
Il report è però una miniera di dati perché non soltanto permette un’analisi a livello delle diverse regioni del mondo (Americhe, Africa Medio Oriente, Europa, Giappone, Asia Pacifico), ma anche un confronto dettagliato su quanto è stato liquidato in termini di rapporto prezzo pagato/ebitda (margine operativo) e in termini di prezzo pagato rispetto alla media delle quotazioni dell’ultimo mese delle società oggetto dell’acquisizione.
Ebbene proprio quest’ultimo parametro sembrerebbe testimoniare che, nel complesso, le valutazioni di borsa non sono più care rispetto ai 12 mesi precedenti. In particolare, il rapporto tra il prezzo pagato e la quotazione media delle ultime quattro del titolo della società obiettivo dell’acquisizione prima dell’annuncio dell’operazione di M&A è stato pari a +28,2% contro il +27,5% pagato in media per le operazioni del 2015. Da sottolineare come tale rapporto nel 2016 sia risultato in incremento in tutte le aree geografiche analizzate: dalle Americhe (dove è passato da 35,5% a 36,6%) all’Europa (da 26,1% a 27,1%), dall’Asia Pacifico (da 23,5% a 23,8%) al Giappone (dal 26,2% al 30,8%).