Il 2017 rischia di segnare il ritorno dell'inflazione in Europa
L’inflazione sta ritornando nella zona euro? Sono in molti a chiederselo alla luce dei dati, in aumento, sui prezzi al consumo di dicembre nei principali paesi europei.
Il dato medio della zona euro di dicembre è balzato al +1,1% su base annua (dal +0,6% di novembre) con punte del +1,7% per la Germania (il valore più elevato dal 2013) e del +1,5% della Spagna (il dato più alto dall’agosto 2013). Anche nel caso dell’Italia, che pure ha chiuso l’anno in media in deflazione (-0,1%, per la prima volta dal 1959), l’inflazione è tornata in territorio ampiamente positivo in dicembre (+0,5%).
Insomma, il 2017 rischia di segnare il ritorno dell'inflazione in Europa in quanto la combinazione di prezzi più elevati del petrolio e l’apprezzamento del dollaro nei confronti sia dell'euro che della sterlina stanno imprimendo forza alle aspettative di inflazione nel Vecchio Continente.
Basti pensare che le variazioni dell’indice dei prezzi al consumo annuale (CPI Index) per la zona euro, salito al +1,1% nel mese di dicembre, si confronta con valori che hanno continuato ad oscillare tra lo zero e il +0,4% tra il 2014 e il 2016. Nei prossimi mesi, è probabile che l’indice possa muoversi verso l'alto con un picco nel primo trimestre del 2017 intorno al +1,5%, spinto dai prezzi dell’energia che si confronteranno con quelli minimi toccati ne primo trimestre del 2016.
Gli analisti, tuttavia, si aspettano che nei trimestri successivi (dal terzo trimestre 2017 in poi) l'inflazione tenda a stabilizzarsi intorno al punto percentuale su base annua e che possa crescere gradualmente fino al 2018 quando dovrebbe attestarsi in via definitiva al di sopra dei due punti percentuali: fino ad allora la politica monetaria della BCE sembrerebbe quindi destinata a rimanere accomodante.
Tuttavia, l’attuale rialzo del'inflazione della zona euro mette la BCE in una posizione difficile. La BCE ha annunciato l'8 dicembre che prevede di ridimensionare il ritmo degli acquisti di titoli obbligazionari sul mercato riducendone il flusso mensile da 80 a 60 miliardi di euro al mese da aprile 2017 ma estendendone il programma fino ad almeno dicembre 2017.
L'aumento dell'inflazione di dicembre, sebbene ampiamente previsto, complica però l’azione della BCE. Da un lato, infatti, deve placare le richieste di coloro (in particolare dei politici dei paesi europei più forti e con le economia più dinamiche) che pretenderebbero tassi di interesse più alti.
D'altra parte, Draghi deve rassicurare gli investitori che non si concretizzerà nessun rialzo dei tassi prematuro nella zona euro che potrebbe portare ad un ulteriore ingiustificato inasprimento delle condizioni finanziarie vista le molte incertezze politiche all'orizzonte.