ETF, nel 2016 il rendimento medio si è attestato al 3,4 per cento
Nel 2016 il rendimento medio degli ETF quotati in Piazza Affari si è attestato al 3,4 per cento. È questo il risultato della media aritmetica delle performance dei 900 ETF scambiati quotidianamente sul listino milanese dal primo gennaio 2016 al 30 dicembre senza soluzione di continuità.
Se, per ipotesi, un risparmiatore avesse avuto la pazienza e la meticolosità di investire 100 euro in ognuno dei 900 ETF a inizio 2016 (per un totale quindi di 90 mila euro) alle fine dello scorso anno avrebbe potuto contare su un capitale rivalutato a 93.060 euro, cioè il 3,4% in più.
Certo, le differenze tra un ETF e un altro sono state molto ampie. Basti pensare che nella topo ten figurano un ETF a leva due sullo zinco (+129,7%), un ETF a leva due sullo stagno (+111,2%), un ETF a leva 5 sul calo della sterlina inglese rispetto all’euro (+84,6%), quattro ETF specializzati sull’azionario Brasile (con performance comprese tra +66% e +72%), due ETF specializzati sul settore azionario europeo metalli di base (+65%) e un ETF a leva tre sul ribasso del prezzo dei cereali (+67,6%).
Sul versante opposto, quello con le peggiori performance 2016, ci sono invece tutti ETF a leva specializzati in trading in materie prime: dai quattro ETF a leva tre ribassista sulle quotazioni del petrolio (con performance tra il -86,7% e il -76,1%) ai tre ETF a leva tre ribassista sul prezzo del gas naturale (con rendimenti annui tra il -79,2% e il –72,9%), dall’ETF a leva tre sulle quotazioni ribassiste sullo zucchero (-71,2%) all’ETF a leva tre sui prezzi al rialzo dei cereali (-63,7%) fino all’ETF a leva tre sul ribasso delle quotazioni del nickel (-61,3%).