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Idee di investimento – Obbligazioni – 02 gennaio 2017

2 Gennaio 2017 09:21

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spettive dell’economia statunitense alimentano le aspettative positive per il segmento high yield USA ma fanno sorgere qualche dubbio sul debito emergente. “Il quadro tecnico risulta ora particolarmente favorevole per le obbligazioni high yield USA, dove gli indicatori del sentiment di mercato, del momentum e della stagionalità da noi tenuti strettamente sotto controllo lampeggiano tutti sul ‘buy’ (acquistare)” fa sapere la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. Ma c’è di più. L’high yield al contrario di altri strumenti obbligazionari potrebbe beneficiare della presidenza Trump in quanto il mercato degli emittenti ad alto rendimento americano è dominato da società orientate verso l’economia interna che, al contrario delle multinazionali più avvedute in materia di fisco (e che di fatto godono già di un’aliquota ridotta) sarebbero le prime ad avvantaggiarsi dei tagli delle imposte sulle società annunciati in campagna elettorale dal neo presidente USA. Inoltre l’high yield dovrebbe anche trarre giovamento da una maggiore spesa infrastrutturale e dal proposto ampliamento dell’attività di trivellazione petrolifera, dato che il settore energetico costituisce buona parte di questo segmento di mercato. Un quadro complessivo che dovrebbe contribuire a migliorare le prospettive e far diminuire i tassi di default (fallimento). “Riteniamo pertanto che il mercato high yield americano abbia già registrato la necessaria correzione e ribadiamo il nostro giudizio positivo mentre manteniamo un approccio prudente verso il segmento high yield europeo, prossimo ai livelli di valutazione più alti degli ultimi due decenni” sottolinea nell’articolo “High yield USA da comprare e debito emergente da esaminare” la PSU.

Mike Gitlin, Responsabile del reddito fisso di Capital Group, dal canto suo suggerisce un atteggiamento non eccessivamente negativo sull’obbligazionario USA. Lo argomento nell’articolo “Obbligazionario USA, perché è meglio non essere troppo pessimisti”, all’interno del quale snocciola le sette ragioni in base alle quali, sebbene sia giustificato il recente rialzo dei rendimenti dalle aspettative di crescita e inflazione, persistono valide ragioni per restare ottimisti sull’obbligazionario USA: dall’incertezza dello scenario geopolitico a quella riguardante la politica di governo dell’amministrazione Trump negli USA; dal rischio che le misure di incentivazione fiscale possano non essere efficaci come ci si aspetta a quello che uno shock si abbatta sull’economia; dal pericolo di una guerra commerciale con implicazioni sulla crescita a quello relativo alle restrizioni all’immigrazione che lederebbero la crescita economica; fino al fatto che il debito sovrano americano continua a vantare un numero elevato di acquirenti in tutto il mondo. Mike Gitlin, pur non nascondendo che il recente rialzo dei rendimenti obbligazionari americani sia giustificato dalle nuove aspettative di maggiore crescita e inflazione, reputa tuttavia ancora instabile la situazione. “Riteniamo che le obbligazioni dovrebbero continuare a rappresentare un ancoraggio affidabile per i portafogli” fa sapere Mike Gitlin che indica le forze contrapposte che, nei prossimi mesi, determineranno la direzione delle quotazioni e dei tassi del mercato obbligazionario. Tra i fattori positivi per gli asset rischiosi come le azioni (e, per contro, negativi per gli asset più sicuri come i titoli di stato e le obbligazioni americane), figurano il taglio delle tasse, le promesse di incentivi fiscali e le iniziative volte a deregolamentare il sistema finanziario. Sul versante opposto, però, si delineano per l’appunto i fattori e le numerose incertezze che, invece, garantiscono supporti validi al reddito fisso americano.

Uno scenario, quello del 2017 che dovrebbe pertanto essere caratterizzato da un’alta variabilità per i mercati obbligazionari a livello globale: un presupposto che consiglia a Bob Jolly, Head of Global Macro Strategy di Schroders, di adottare una strategia d’investimento più opportunistica. “I tempi non sono ancora maturi per la normalizzazione delle politiche monetarie e i timori strutturali, seppur in forma attenuata, restano ancora sul tavolo” fa sapere nell’articolo “Obbligazioni, perché adottare una strategia d’investimento più opportunistica” lo strategist il cui riferimento è, in primis, al fatto le Banche Centrali hanno sposato l’idea che siano ora i Governi a doversi fare carico di stimolare l’economia tramite le politiche fiscali. Secondo Bob Jolly è piuttosto probabile che emergano maggiori divergenze a livello globale: per esempio, tra le economie mondiali sviluppate e quelle in via di sviluppo, oppure tra emittenti in grado di adeguare al nuovo contesto il proprio modello di business e le società che faticheranno a trovare nuovi modelli. Tra le idee di investimento individuate dallo strategist ci sono da valutare, per esempio, le implicazioni di un dollaro più forte ( e che può apprezzarsi leggermente): sarà decisivo, per Bob Jolly, essere più selettivi e decidere se adottare una visione rialzista sull’economia USA grazie al cambio o se rimanere più difensivi nei confronti dei Treasury bond. Nell’ambito delle obbligazioni societarie, invece, le modifiche sulle tassazione che potrebbe introdurre l’amministrazione Trump potrebbero evitare ulteriori indebitamenti, il che ovviamente rappresenta un segnale positivo per gli investitori sia in obbligazioni investment grade che in bond high yield.

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