idee di investimento
Idee di investimento – Azioni – 27 dicembre 2016
27 Dicembre 2016 10:24
g>Nel 2017 proseguirà il clima di incertezza politica e con essa la volatilità dei mercati azionari globali e le difficoltà in cui versano i fondamentali sottostanti, offrendo di conseguenza agli investitori attivi un’opportunità per dimostrare le loro capacità. È questa una delle principali riflessioni di Mark Burgess, CIO EMEA e Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments, nell’esaminare le prospettive del prossimo anno che potrebbe delinearsi come il momento giusto per gli investitori attivi. “Per il prossimo anno prevediamo un aumento delle opportunità per gli investitori attivi e accorti che, in un contesto caratterizzato da crescenti incertezze politiche, potranno costruire rendimenti a lungo termine sfruttando sia l’analisi fondamentale che l’asset allocation esperta” spiega nell’articolo “2017, gli investitori attivi avranno le opportunità per dimostrare le loro capacità”, Mark Burgess.
L’aumento della volatilità spingerà l’instabilità dei prezzi delle azioni: un fenomeno che dovrebbe determinare opportunità di investimento di rilievo nell’azionario Europa. Ne è convinto Rory Bateman, Head of UK & European Equities di Schroders, secondo il quale le valutazioni risultano competitive mentre gli utili societari troveranno, grazie anche alla graduale e stabile ripresa economica in Europa, un supporto capace di garantirne la performance migliore degli ultimi 5 anni. “Settori come l’energia, le commodity, le utility e il comparto chimico hanno tutti visto revisioni positive delle attese sugli utili negli ultimi tre mesi e ci aspettiamo che questo trend prosegua l’anno prossimo” sottolinea nell’articolo “Azionario Europa: opportunità selettive nell’energia, nel chimico e nel lusso”, Rory Bateman che, per quanto riguarda i settori specifici, individua opportunità tra le società di produzione di energia rinnovabile e alternativa, e nel comparto dei beni di lusso. Ma per Rory Bateman, interessanti opportunità persisteranno anche all’interno dei singoli settori alla luce della scarsa differenziazione interna che ha prodotto erronee prezzature. “Il settore bancario ne è un esempio. Esistono differenze significative tra i singoli istituti di credito a livello di solidità di capitalizzazione, qualità degli asset, futuri dividendi potenziali o generazione di flussi di cassa” sostiene Rory Bateman.
Per la PSU, la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, è invece il listino di Tokyo quello che dovrebbe beneficiare dell’instabilità generale. A supporto della Borsa del Giappone, secondo la PSU, il rafforzamento del dollaro sullo yen, il sensibile miglioramento delle prospettive di profitto. Utili che, peraltro, sono già in tendenziale aumento: a partire da giugno si è infatti registrato un aumento degli utili per azione (eps) e della percentuale di società che hanno rivisto al rialzo le previsioni di profitto. In parallelo gli indicatori della PSU evidenziano un miglioramento delle condizioni economiche del Giappone: il reddito disponibile reale aumenta e gli indicatori anticipatori guadagnano terreno. Per quanto riguarda invece ai settori a livello globale, la PSU, com’è spiegato nell’articolo “Mercato azionario: sovrappeso su Giappone, industriali e healthcare”, guarda con particolare attenzione agli industriali che dovrebbero essere i principali beneficiari della promessa elettorale da parte di Donald Trump di un aumento della spesa per le infrastrutture di 500 miliardi di dollari. Sovrappeso pure su titoli finanziari e, in particolare le banche, che dovrebbero essere favorite dalla maggiore inclinazione delle curve dei rendimenti obbligazionari, che potranno determinare margini più elevati sull’attività di finanziamento, sul settore sanitario e sulla tecnologia.
Stephanie Flanders, Managing Director, Chief Market Strategist for the UK and Europe di J.P. Morgan Asset Management, nell’articolo “Mercati 2017, le small e mid cap USA in pole position”, espone la sua view positiva sulla Borsa di Tokyo e americana. Secondo Stephanie Flanders, se gli investitori rinnoveranno la fiducia nella nuova politica della Bank of Japan (BoJ) mirata a controllare il rendimento obbligazionario decennale e lo yen continuerà ad indebolirsi rispetto al dollaro, il principale indice dei titoli giapponesi potrebbe registrare performance positive ma sarà comunque il mercato azionario americano quello che dovrebbe continuare a esprimere le performance migliori. “Il settore delle small e mid cap, che dovrebbe risentire meno del rafforzamento del dollaro e dovrebbe beneficiare più di altri dei previsti tagli delle imposte sulle società, dovrebbe essere quello più dinamico” sostiene Stephanie Flanders secondo la quale è troppo presto per abbandonare l’idea di una ripresa dei mercati emergenti: sebbene le prospettive di tassi globali più elevati dovrebbero indurre gli investitori ad avere più fiducia nelle azioni emergenti piuttosto che nel debito emergente.
E infatti gli investitori istituzionali, come emerge nell’articolo “Investitori istituzionali, la maggiore preoccupazione 2017 è la volatilità” che parla della Global Survey of Institutional Investors 2016 promossa da Natixis Global AM, tra le fonti di rendimento più promettenti per il prossimo anno, indicano proprio i mercati emergenti, nell’ambito delle Borse.
All’interno dei mercati emergenti, infine, dovrebbero continuare a recitare un ruolo di primissimo piano i mercati di frontiera, che rappresentano i nuovi mercati emergenti, hanno valutazioni attraenti e potenzialità di sviluppo interessanti a medio lungo termine. Lo si può constatare nell’articolo “I mercati di frontiera, un percorso ricco di rendimenti potenziali” nel quale si precisano i risultati del report ‘The Next Frontier’ pubblicato da Credit Suisse su un campione di 30 paesi di frontiera, che rappresentano il 16% della popolazione mondiale, che occupano il 12% del territorio del pianeta e che generano il 5% dell’attività economica mondiale: un campione che rappresenta collettivamente una generazione di ricchezza annua pari a 3.700 miliardi di dollari, equivalente al 15% del PIL di 24.400 miliardi generati da tutti i mercati emergenti. Esaminando in modo approfondito diversi fattori, quali il contesto macroeconomico, le tendenze demografiche e la qualità delle istituzioni in queste nazioni in via di sviluppo, il report mostra che i mercati di frontiera offrono agli investitori la possibilità di aumentare i rendimenti aggiustati per il rischio attraverso il benefit della diversificazione.
L’aumento della volatilità spingerà l’instabilità dei prezzi delle azioni: un fenomeno che dovrebbe determinare opportunità di investimento di rilievo nell’azionario Europa. Ne è convinto Rory Bateman, Head of UK & European Equities di Schroders, secondo il quale le valutazioni risultano competitive mentre gli utili societari troveranno, grazie anche alla graduale e stabile ripresa economica in Europa, un supporto capace di garantirne la performance migliore degli ultimi 5 anni. “Settori come l’energia, le commodity, le utility e il comparto chimico hanno tutti visto revisioni positive delle attese sugli utili negli ultimi tre mesi e ci aspettiamo che questo trend prosegua l’anno prossimo” sottolinea nell’articolo “Azionario Europa: opportunità selettive nell’energia, nel chimico e nel lusso”, Rory Bateman che, per quanto riguarda i settori specifici, individua opportunità tra le società di produzione di energia rinnovabile e alternativa, e nel comparto dei beni di lusso. Ma per Rory Bateman, interessanti opportunità persisteranno anche all’interno dei singoli settori alla luce della scarsa differenziazione interna che ha prodotto erronee prezzature. “Il settore bancario ne è un esempio. Esistono differenze significative tra i singoli istituti di credito a livello di solidità di capitalizzazione, qualità degli asset, futuri dividendi potenziali o generazione di flussi di cassa” sostiene Rory Bateman.
Per la PSU, la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, è invece il listino di Tokyo quello che dovrebbe beneficiare dell’instabilità generale. A supporto della Borsa del Giappone, secondo la PSU, il rafforzamento del dollaro sullo yen, il sensibile miglioramento delle prospettive di profitto. Utili che, peraltro, sono già in tendenziale aumento: a partire da giugno si è infatti registrato un aumento degli utili per azione (eps) e della percentuale di società che hanno rivisto al rialzo le previsioni di profitto. In parallelo gli indicatori della PSU evidenziano un miglioramento delle condizioni economiche del Giappone: il reddito disponibile reale aumenta e gli indicatori anticipatori guadagnano terreno. Per quanto riguarda invece ai settori a livello globale, la PSU, com’è spiegato nell’articolo “Mercato azionario: sovrappeso su Giappone, industriali e healthcare”, guarda con particolare attenzione agli industriali che dovrebbero essere i principali beneficiari della promessa elettorale da parte di Donald Trump di un aumento della spesa per le infrastrutture di 500 miliardi di dollari. Sovrappeso pure su titoli finanziari e, in particolare le banche, che dovrebbero essere favorite dalla maggiore inclinazione delle curve dei rendimenti obbligazionari, che potranno determinare margini più elevati sull’attività di finanziamento, sul settore sanitario e sulla tecnologia.
Stephanie Flanders, Managing Director, Chief Market Strategist for the UK and Europe di J.P. Morgan Asset Management, nell’articolo “Mercati 2017, le small e mid cap USA in pole position”, espone la sua view positiva sulla Borsa di Tokyo e americana. Secondo Stephanie Flanders, se gli investitori rinnoveranno la fiducia nella nuova politica della Bank of Japan (BoJ) mirata a controllare il rendimento obbligazionario decennale e lo yen continuerà ad indebolirsi rispetto al dollaro, il principale indice dei titoli giapponesi potrebbe registrare performance positive ma sarà comunque il mercato azionario americano quello che dovrebbe continuare a esprimere le performance migliori. “Il settore delle small e mid cap, che dovrebbe risentire meno del rafforzamento del dollaro e dovrebbe beneficiare più di altri dei previsti tagli delle imposte sulle società, dovrebbe essere quello più dinamico” sostiene Stephanie Flanders secondo la quale è troppo presto per abbandonare l’idea di una ripresa dei mercati emergenti: sebbene le prospettive di tassi globali più elevati dovrebbero indurre gli investitori ad avere più fiducia nelle azioni emergenti piuttosto che nel debito emergente.
E infatti gli investitori istituzionali, come emerge nell’articolo “Investitori istituzionali, la maggiore preoccupazione 2017 è la volatilità” che parla della Global Survey of Institutional Investors 2016 promossa da Natixis Global AM, tra le fonti di rendimento più promettenti per il prossimo anno, indicano proprio i mercati emergenti, nell’ambito delle Borse.
All’interno dei mercati emergenti, infine, dovrebbero continuare a recitare un ruolo di primissimo piano i mercati di frontiera, che rappresentano i nuovi mercati emergenti, hanno valutazioni attraenti e potenzialità di sviluppo interessanti a medio lungo termine. Lo si può constatare nell’articolo “I mercati di frontiera, un percorso ricco di rendimenti potenziali” nel quale si precisano i risultati del report ‘The Next Frontier’ pubblicato da Credit Suisse su un campione di 30 paesi di frontiera, che rappresentano il 16% della popolazione mondiale, che occupano il 12% del territorio del pianeta e che generano il 5% dell’attività economica mondiale: un campione che rappresenta collettivamente una generazione di ricchezza annua pari a 3.700 miliardi di dollari, equivalente al 15% del PIL di 24.400 miliardi generati da tutti i mercati emergenti. Esaminando in modo approfondito diversi fattori, quali il contesto macroeconomico, le tendenze demografiche e la qualità delle istituzioni in queste nazioni in via di sviluppo, il report mostra che i mercati di frontiera offrono agli investitori la possibilità di aumentare i rendimenti aggiustati per il rischio attraverso il benefit della diversificazione.