buyback

Azionario USA, pregi e limiti del riacquisto di azioni proprie

Il riacquisto di azioni proprie ha sostenuto le quotazioni dell’azionario USA ma ora potrebbe diminuire: adesso a Wall Street è indispensabile un aumento dei profitti.

18 Ottobre 2016 09:19
financialounge -  buyback mercati azionari trimestrali USA Wall Street

Mentre l'economia statunitense continua a mostrare segnali incoraggianti ma ancora non del tutto chiari sulla traiettoria futura (in termini di ampiezza della crescita e dell’inflazione), i tassi di interesse americani rimangono vicini ai livelli più bassi di sempre. Il tutto mentre, da un lato, emerge una più che prudente Fed (nel prendere tempo prima di adottare il secondo rialzo dei tassi dopo quello del dicembre 2015) e, dall’altro, gran parte del debito pubblico del mondo occidentale evidenzia rendimenti negativi.

In questo scenario, combinato con le imponenti e crescenti riserve di cassa delle aziende, la risposta del management delle corporation USA è stata quella di continuare a riacquistare azioni proprie (buyback) alimentando i flussi di acquisto di azioni proprie sui livelli massimi di tutti i tempi. Un fenomeno che ha consentito di sostenere il valore delle azioni in borsa e di contrastare gli effetti negativi del persistente calo dei profitti aziendali.

Infatti, anche la stagione delle trimestrali relative al terzo trimestre delle compagnie americane (appena iniziata), sembra avviata sul trend delle ultime quattro, portando quindi a cinque i trimestri in cui i profitti aziendali dell’S&P500 risultano inferiori a quello dello stesso trimestre dell’anno precedente.

In base alle ultime stime Thomson Reuters, il rapporto prezzo / utili (p/e) corrente dell’S&P500 viaggia su un livello di 18,2 che scenderebbe al 16,5 qualora fossero confermate le previsioni in base alle quali i profitti dovrebbero salire del 13,7% nei prossimi 12 mesi: una eventualità tutta da verificare dal momento che negli ultimi due anni tutte le stime di crescita degli utili futuri sono state puntualmente ridimensionate (prima) e azzerate (dopo).

L’acquisto di azioni proprie favorisce sia la distribuzione dei dividendi (in quanto diminuisce la quantità di azioni da remunerare) e riduce il rapporto p/e: infatti gli utili dell’azienda sono da dividere per un numero minore di titoli e quindi lo fanno aumentare il denominatore del rapporto facendo scendere il rapporto prezzo / utili.

Il problema è che, come detto, i flussi di buyback si sono spinti su livelli massimi (si stima che siano stati pari a 600 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi) e che quindi sarebbero già di per se insostenibili nel tempo (per il semplice fatto che, sommati ai 400 miliardi di dollari di dividendi, significa un esborso totale di 1.000 miliardi di dollari, cioè il 20% in più rispetto al totale dei profitti aziendali).

Inoltre, con l’imminente rialzo dei tassi USA da parte della Fed (sebbene graduale e di ridotta entità), i tassi di mercato tenderanno a salire spingendo il management delle corporation USA a destinare meno risorse per il riacquisto di azioni proprie a vantaggio di maggiori investimenti (finora rimandati).

La combinazione di questi elementi induce a ritenere che Wall Street sia nel suo insieme piuttosto cara e che, in mancanza di una riaccelerazione dei profitti, possa subire una correzione.
Share:
Trending