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Renminbi, cosa succederà fino alle elezioni americane
È probabile che il renminbi registri solo una piccola svalutazione rispetto al dollaro americano, in attesa di conoscere l’esito delle elezioni USA di novembre.
2 Settembre 2016 09:20
Più o meno un anno fa la banca centrale di Pechino (PBOC, Banca Popolare Cinese) decideva a sorpresa di svalutare il renminbi scatenando un terremoto sui mercati finanziari di tutto il mondo. Dopo meno di un mese, però, la situazione si era già in buona parte stabilizzata facendo rientrare le preoccupazioni circa una possibile e devastante guerra valutaria.
Da allora, tuttavia, le quotazioni del renminbi (la divisa cinese) sono rimaste costantemente sotto stretta osservazione: ogni movimento di una certa entità del cambio Usd / renminbi è stato attentamente analizzato per cercare di individuare segnali predittivi su possibili nuove crisi valutarie. In questo contesto, anche i dati macroeconomici sono esaminati, in particolare quelli relativi all’import e all’export.
A luglio, per esempio, le esportazioni cinesi si sono contratte del 4,4% si base annua mentre le importazioni sono diminuite del 12,5% (sempre su base annua) facendo immaginare che l’economia di Pechino sia un po’ più debole del previsto sebbene il renminbi si sia deprezzato del 5-6% contro un paniere ponderato internazionale di valute estere.
Nel frattempo, le riserve valutarie della Cina si sono stabilizzate fornendo un valido supporto alla divisa di Pechino (che ha avuto un altro sostegno dai controlli più severi sui capitali). Secondo gli analisti di una importante banca d’affari svizzera, la Cina dovrebbe riuscire a mantenere le riserve valutarie al di sopra dei 3 mila miliardi di dollari: questo dovrebbe permettere di contenere una modesta svalutazione del renminbi cinese verso il dollaro americano (che dovrebbe beneficiare del possibile rialzo dei tassi).
In ogni caso, almeno fino alle prossime elezioni politiche USA di novembre, le autorità monetarie di Pechino dovrebbero difendere il fixing a quota 6,8 con la divisa di Washington.
Da allora, tuttavia, le quotazioni del renminbi (la divisa cinese) sono rimaste costantemente sotto stretta osservazione: ogni movimento di una certa entità del cambio Usd / renminbi è stato attentamente analizzato per cercare di individuare segnali predittivi su possibili nuove crisi valutarie. In questo contesto, anche i dati macroeconomici sono esaminati, in particolare quelli relativi all’import e all’export.
A luglio, per esempio, le esportazioni cinesi si sono contratte del 4,4% si base annua mentre le importazioni sono diminuite del 12,5% (sempre su base annua) facendo immaginare che l’economia di Pechino sia un po’ più debole del previsto sebbene il renminbi si sia deprezzato del 5-6% contro un paniere ponderato internazionale di valute estere.
Nel frattempo, le riserve valutarie della Cina si sono stabilizzate fornendo un valido supporto alla divisa di Pechino (che ha avuto un altro sostegno dai controlli più severi sui capitali). Secondo gli analisti di una importante banca d’affari svizzera, la Cina dovrebbe riuscire a mantenere le riserve valutarie al di sopra dei 3 mila miliardi di dollari: questo dovrebbe permettere di contenere una modesta svalutazione del renminbi cinese verso il dollaro americano (che dovrebbe beneficiare del possibile rialzo dei tassi).
In ogni caso, almeno fino alle prossime elezioni politiche USA di novembre, le autorità monetarie di Pechino dovrebbero difendere il fixing a quota 6,8 con la divisa di Washington.
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