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Titoli di stato USA, il vantaggio del carry trade sta per scomparire

La possibilità per europei e giapponesi di acquistare governativi USA e coprirsi dal rischio di cambio costa ora più cara e rende meno conveniente il carry trade

8 Agosto 2016 09:08
financialounge -  carry trade PIMCO Sachin Gupta titoli di stato treasury USA

Il Treasury USA a 10 anni ha raggiunto, all’inizio di luglio, uno dei suoi livelli più bassi mai registrato: attualmente offre un rendimento dell’1,5%. Le ragioni di questo comportamento sono spiegabili in parte per i fondamentali economici degli Stati Uniti: le aspettative per un ciclo di rialzo dei tassi da parte della Fed estremamente superficiale e prolungato, quasi nessuna preoccupazione per sorprese inflazionistiche al rialzo.

Ma c’è anche da mettere in conto la percezione di ‘rifugio sicuro’ che i titoli di stato americani esercitano sugli investitori globali, sempre meno propensi a rischiare, soprattutto dopo la Brexit: di fronte alla incertezza del contesto internazionale e ai rendimenti negativi in Europa e in Giappone, i capitali globali sono alla continua ricerca di un investimento sicuro che sia percepito essere di valore.

Gli investitori europei e giapponesi, in particolare, si sono esercitati a sfruttare il cosiddetto ‘carry trade’, acquistando le obbligazioni degli Stati Uniti e, in parallelo, coprendo l'esposizione al dollaro statunitense rispettivamente verso l’euro e lo yen: una operazione che ha permesso di realizzare interessanti guadagni e che ha contribuito a far scendere i rendimenti dei titoli di stato statunitensi

“Tuttavia, i mercati tendono a trovare un equilibrio e queste distorsioni sono destinate a ridursi” fa sapere Sachin Gupta, Portfolio Manager di PIMCO, che poi aggiunge: “Questo può non essere evidente quando si confrontano il livello assoluto dei rendimenti tra i vari paesi, ma risulta evidente qualora si considerino i costi per gli strumenti di copertura valutaria”.

Il riferimento del portfolio manager è al fatto che gli investitori europei e giapponesi devono ora pagare circa lo 0,6% più del dovuto per coprire l'esposizione in dollari Stati Uniti rispetto all’euro o allo yen.

“Questo è quanto basta per eliminare i vantaggi che il carry trade ha originariamente offerto. E, con la scomparsa del vantaggio del carry trade, dovrebbe diminuire pure l'influenza del capitale internazionale sui rendimenti degli Stati Uniti” conclude Sachin Gupta.
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