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Borsa da spiaggia: la settimana dell’investitore - puntata 2

Sotto l'ombrellone ma senza perdere d'occhio i mercati finanziari: cosa vuol dire quello che è già successo e cosa ci aspetta nei prossimi 7 giorni.

8 Agosto 2016 00:35
financialounge -  banche centrali Commerzbank Monte dei Paschi di Siena occupazione politica monetaria settore bancario tassi di interesse

Sospiro di sollievo venerdì notte, investitori guardinghi lunedì, mani nei capelli martedì.

La prima parte della settimana che i mercati finanziari hanno archiviato è cominciata come un incubo, almeno in Europa, soprattutto per le banche. E l’epicentro non è stato Siena ma Francoforte, con Commerzbank, la seconda banca tedesca, che ha pensato bene di lanciare un allarme sugli utili del 2016 proprio due giorni dopo aver incassato la promozione ai test dell’Autorità Bancaria Europea.

I mercati avevano preso con cautela le promozioni ottenute da tutte le grandi banche europee, con l’eccezione del Monte dei Paschi. Poi, con l’annuncio a sorpresa di Commerzbank, hanno deciso di non fidarsi, e giù a vendere. Nella seconda parte della settimana si sono dati una calmata, ma i nervi restano a fior di pelle e la saga del Monte di Siena è ancora aperta, insieme ai problemi di Unicredit.

La prima ha bisogno di 5 miliardi di capitale aggiuntivo, se si pensa che in Borsa ne vale neanche uno (750 milioni per l’esattezza) non è un aumento di capitale qualunque, praticamente è come se sbarcasse sul mercato per la prima volta, quella che in gergo si chiama IPO.

Per Unicredit la storia è diversa, nessuno pensa che sia ridotto così male come Siena, però si stima che chiederà al mercato 7 miliardi per rafforzare il capitale.

Cinque + sette fa dodici. Ce la fa il mercato già così provato proprio dalle banche a tirarli fuori?
Senza qualche forma di aiuto è difficile, se non impossibile. Soprattutto per quanto riguarda il Monte. Ma una nota positiva c’è.
Proprio sul Monte ha deciso di scommettere Jamie Dimon, il banchiere più famoso del mondo, soprattutto perché è riuscito a uscire alla grande dalla crisi di Lehman.
E con la sua JP Morgan ha deciso di garantire l’aumento del Monte, insieme a Mediobanca. Un nome che è una garanzia. Vediamo questa settimana.

Dalle banche alle banche centrali


Sul fronte della grande finanza, le decisioni che contavano sono ormai state prese tutte, compresa la riduzione dei tassi da parte della Bank of England che ha cercato di dare un ricostituente all’economia britannica ancora sotto shock per la Brexit.
Tutto il resto, a cominciare dalla Federal Reserve americana, è rinviato a settembre.

Adesso è il momento dei dati economici, che potrebbero influenzare proprio quelle decisioni, e più in là in agosto sarà il tempo delle parole, con i banchieri centrali di tutto il mondo riuniti a Jackson Hole, nel Wyoming, per parlare di come "Progettare un’architettura di politica monetaria resiliente per il futuro”.
Un modo oscuro per dire che in qualche modo bisognerà inventarsi come riportare alla normalità i tassi di interesse, oggi appiattiti sullo zero in tutto il mondo.

Venerdì è uscito il dato più atteso, che avrà implicazioni importanti per il futuro.
La notizia è che l’economia americana a luglio ha creato 255.000 nuovi posti di lavoro, più di quanti fossero attesi, mentre anche i salari si sono mossi al rialzo.
Perché è così importante?
Perché è il numero che guarda la Fed per capire in anticipo se riparte l’inflazione.

Quello del lavoro è un mercato come tutti gli altri: se la domanda di posti supera l’offerta di lavoro i prezzi, cioè i salari, salgono. E prima o poi fanno salire anche i prezzi di beni e servizi, che costano di più. La Fed vuole un’inflazione al 2 per cento. Con questi dati, se continuano, potremmo arrivarci presto. E finalmente potrebbe tornare un po’ di normalità sul fronte del costo del denaro, almeno in America.
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