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Banche centrali, dopo la Brexit tornano a muoversi dietro le quinte

12 Luglio 2016 09:46
financialounge -  banche centrali Bank of England BCE Brexit mercati obbligazionari Mosè Franco titoli di stato Zest Asset Management
Le giornate di venerdì 24 giugno e di lunedì 27 giugno, cioè le due immediatamente post Brexit, sono passate alla storia come due sedute di Borsa in Europa tra le più negative di sempre. Si stima infatti che dei 3.000 mila miliardi di dollari andati in fumo nei due giorni sulle piazze finanziarie di tutto il mondo, circa un terzo sono imputabili a società europee. Tuttavia, se si ripercorrono con più attenzione sia queste due giornate e sia quelle successive, si è constatato che le più ampie vendite si sono concentrate sui listini azionari (e in particolare sui titoli dei settori finanziari) mentre i titoli di stato, compresi quelli ‘periferici’, non solo non sono stati nemmeno sfiorati dall’uragano Brexit ma, anzi, hanno visto aumentare i prezzi (e scendere rendimenti). Uno scenario nel quale la regia è tornata saldamente nelle mani dei banchieri centrali.

“In tutto questo marasma politico, lasciando stare la valutazione sul processo di uscita dall’UE da parte del Regno Unito, si è finalmente notata la presenza della Banche centrali che hanno avuto la possibilità di reagire e agendo senza troppo preannunciare gli interventi effettuati, lavorando dietro le quinte con un’efficacia che forse molti operatori si erano scordati” fa infatti notare Mosè Franco, consulente finanziario di Zest SA , secondo il quale si può intravedere, dopo i primi interventi, la possibilità, espressa nel discorso di Mario Draghi su un nuovo coordinamento monetario globale, che a questo punto diventa alquanto plausibile.

Il consulente finanziario di Zest SA prevede un intervento della Bank of England a luglio o, molto più probabilmente, ad agosto, mentre si fanno sempre più insistente le voci di un possibile miglioramento del programma QE della BCE. “Indubbiamente ha molto aiutato l’esito delle elezioni Spagnole, che hanno calmierato i mercati obbligazionari, non essendoci stato il tanto paventato sorpasso di Unidos Podemos nei confronti del partito socialista spagnolo” precisa Mosè Franco per il quale, inoltre, il consolidamento del mercato obbligazionario, e la continua ricerca di possibilità di rendimento più remunerativi su alcuni titoli con dividendi interessanti, hanno contribuito a contenere la volatilità dei mercati dopo le difficili giornate del 24 e 27 giugno.
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