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PIL Italia, ecco come potrebbe salire del 3,6 per cento

24 Marzo 2016 09:20
financialounge -  italia PIL
Dopo una crescita dello 0,8% lo scorso anno, il PIL italiano dovrebbe crescere dell’1,6% sia quest’anno che il prossimo grazie ai consumi (+1,4% nel 2016 e +1,7% l’anno successivo) e agli investimenti (+3% quest’anno e +3,7% nel 2016). A prevederlo è l'Ufficio Studi Confcommercio che a Cernobbio ha presentato il "Rapporto sulle economie territoriali" all’interno del quale emergono i soliti aspetti critici: il nostro Paese è appesantito da deficit di legalità e di accessibilità logistica, eccessi di carico fiscale e di burocrazia, e scarsa qualità del capitale umano, soprattutto nelle regioni meridionali.

Sebbene si tratti di criticità ben note a tutti, quello che forse sorprende è constatare come, adottando lo stesso livello di legalità del Trentino Alto Adige, a parità di altri aspetti, il PIL dell’Italia salirebbe del +3,8%, applicando a tutto il paese il capitale umano disponibile in Lombardia il prodotto interno lordo salirebbe del +3,6% mentre se fosse possibile estendere in tutte le regioni della penisola la logistica, i trasporti e le infrastrutture del Piemonte, la ricchezza nazionale potrebbe crescere addirittura del 5,9%.

Certo, come fanno notare gli stessi relatori del report di Confcommercio, questi aggiustamenti richiederebbero anni di tempo e in alcuni casi costituiscono un limite difficilmente raggiungibile: per esempio per quanto riguarda l’accessibilità, è alquanto improbabile che Sardegna e Sicilia possano avere mai i parametri di connessione nei trasporti e nella logistica del Piemonte.

Resta il fatto che le riflessioni che suscita la lettura del rapporto ci fanno ipotizzare una «Italia che vorremmo» molto più ricca: ne deriva che qualsiasi miglioramento su questi ambiti sarebbe in grado di garantire un beneficio che giustifica ampiamente l’impegno di riforma in queste direzioni. L’Italia liberata da eccessi e deficit strutturali sarebbe anche meno diseguale e consentirebbe di ridurre in modo sensibile la distanza tra le regioni, tra il Mezzogiorno e il resto del Paese e tra l’Italia e il resto dell’Europa e del mondo.
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