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La politica fiscale frenerà l’eccesso di risparmio globale

23 Novembre 2015 11:37
financialounge -  gestione dei risparmi Joachim Fels PIMCO politica fiscale
La politica fiscale potrebbe diventare lo strumento per contrastare l’impatto negativo esercitato sulla domanda aggregata e sui prezzi dal divario globale tra risparmio desiderato e investimento desiderato: il cosiddetto «eccesso di risparmio globale».

È questa la tesi sostenuta da Joachim Fels, Managing director e consulente economico globale PIMCO, che comporterà alcune importanti implicazioni: favorirà le performance degli asset rischiosi, diminuirà la pressione sulle banche centrali in termini di minore esigenze di ulteriori allentamenti monetari, e agevolerà un graduale aumento dei tassi di interesse nominali e reali dagli attuali livelli minimi. Dopo un’ondata di austerità nelle principali economie avanzate, che per anni ha incrementato l’eccesso di risparmio globale e rallentato la crescita della domanda, il manager intravede una spesa pubblica e politiche tributarie negli Stati Uniti, nell’Eurozona e in Giappone avviate a diventare (moderatamente) espansive, e dunque favorevoli alla crescita, nei prossimi anni.

“In ognuna delle economie sviluppate del G-3 (e in altre, come il Regno Unito) la politica fiscale ha costituito un significativo ostacolo alla crescita e all’inflazione in anni recenti, complicando il già difficile compito delle banche centrali di stimolare le proprie economie in difficoltà. Questo aspetto viene spesso dimenticato da quanti sostengono che le politiche monetarie ultraespansive non convenzionali abbiano prodotto risultati deludenti in termini di crescita economica, occupazione e inflazione: oltre a combattere contro le potenti forze del deleveraging attive nel settore privato dopo la crisi, le banche centrali hanno dovuto compensare l’impatto restrittivo delle politiche fiscali” puntualizza Joachim Fels che, interpretando alcuni segnali recenti, reputa che la politica fiscale nei paesi del G-3 appare destinata a cambiare rotta e a diventare (moderatamente) espansiva a partire dal prossimo anno.

Un passaggio, quello dall’inasprimento all’allentamento fiscale, che ha tre implicazioni:

1) La politica fiscale nei paesi del G-3 inizierà a dare sostegno a un’espansione globale che a oggi rimane accidentata, inferiore alla media e fragile, e dovrebbe pertanto consentire agli asset rischiosi di continuare a registrare valide performance persino in una fase in cui i rendimenti ascrivibili all’espansione monetaria sono in diminuzione;
2) Il sostegno fiscale alla domanda allevia (pur senza probabilmente eliminarla del tutto) l’urgenza per le banche centrali di escogitare ulteriori misure non convenzionali di espansione monetaria;
3) In funzione del vigore e della durata, l’impulso fiscale potrebbe contribuire a contrastare l’impatto negativo dell’eccesso di risparmio globale sul tasso d’interesse di equilibrio e favorire nel tempo un graduale aumento dei tassi di interesse nominali e reali dagli attuali livelli minimi.

“L’evoluzione della politica fiscale prevista per il prossimo anno non potrà produrre significativi cambiamenti sul fronte della crescita, dei tassi d’interesse e dell’inflazione. Resta però il fatto che l’aumento dei budget statali avrà impatti positivi in un contesto che vede un’economia globale in difficoltà, una crescita anemica e un’inflazione inferiore al target. Allo stesso tempo, è importante tenere sotto stretta osservazione l’evoluzione della transizione dall’inasprimento all’allentamento fiscale, in particolare se avvenisse in modo sincronizzato tra le economie del G-3 e accelerasse nel corso del tempo” conclude Joachim Fels.
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