Banca Centrale Cina

Cina, perché le misure monetarie non bastano per la crescita

27 Agosto 2015 11:49
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“Le misure di stimolo monetario adottate martedì dalla People’s Bank of China (PBoC) dovrebbero aiutare il sentiment del mercato ma non ci aspettiamo che ciò comporti una rinascita della Cina” è il commento di Craig Botham, Emerging Markets Economist Schroders, al taglio dei tassi di interesse di riferimento (25 punti base) sia del coefficiente di riserva obbligatoria (50 punti base) per le banche adottato dal PBoC dopo le ultime disastrose sedute di Borsa. L’economista non crede che la PBoC desideri rigonfiare la bolla.

“Nonostante tutto, la portata del crollo del mercato azionario avrà probabilmente un impatto negativo sul sentiment, in particolar modo a causa di un contesto economico debole (la scorsa settimana abbiamo visto un indice PMI molto più debole del previsto)” spiega Craig Botham che poi aggiunge: “Inoltre, la variazione della politica sul tasso di cambio, che ha provocato una svalutazione del renminbi, ha comportato deflussi di capitale, che a loro volta hanno ridotto la liquidità e causato condizioni monetarie più difficoltose. Attraverso il taglio del coefficiente di riserva obbligatoria e altre recenti operazioni di mercato, tale liquidità è ripristinata e si dà nuovo supporto all’attività creditizia. Il taglio dei tassi d’interesse, nel frattempo, dovrebbe ridurre i costi di indebitamento per i creditori, in particolare per le famiglie e le imprese a controllo statale”.

In ogni caso, l’economista dubita che questo stimolo sia in grado di riportare l’economia su una traiettoria di crescita. “Come ricordato, il taglio del coefficiente di riserva obbligatoria ristabilisce soltanto la liquidità persa. Il taglio dei tassi, nonostante l’utilità, probabilmente previene soltanto futuri default, invece di incoraggiare gli investimenti, in un’economia colpita da deflazione, da sovra produzione e livelli di debito elevato” sottolinea infatti Craig Botham che ricorda come, i precedenti tagli dei tassi, abbiano inciso relativamente poco sul fronte della riduzione del costo dell’indebitamento per i nuovi creditori, poiché i margini sugli interessi bancari sono stati ridotti da effetti asimmetrici sui tassi di deposito rispetto ai tassi sui prestiti.

“Tale asimmetria si è allentata grazie ad un’ulteriore liberalizzazione dei tassi sui depositi, tuttavia le banche potrebbero ancora tentare di recuperare una parte dei margini persi, in particolare data la partecipazione obbligatoria alle operazioni di swap del debito delle amministrazioni locali” conclude l’economista.
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