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Elvira Nabiullina

International Editor's Picks - 18 maggio 2015

18 Maggio 2015 10:00
financialounge -  Elvira Nabiullina fusioni e acquisizioni International Editor's Picks petrolio rublo
A livello globale le mergers & acquisitions stanno correndo a ritmi record, almeno quanto a numero di deal. Comunque, il loro valore, in relazione a quello del mercato azionario, resta modesto, se comparato al ritmo frenetico che in passato ha accompagnato altri cicli del toro in Borsa. Yahoo Finance scrive che i CEO delle grandi corporate sono sul punto di saltare al volo sul treno delle M&A prima che i tassi di interesse comincino a salire. Per anni hanno accumulato azioni proprie con poderosi buy back, munizioni da usare come merce di scambio per fusioni o acquisizioni. Ma da sole non bastano, serve anche una componente cash, che vuol dire debito, che costa ancora poco. Ma per quanto? E come fa l’investitore ad approfittare del trend? Yahoo Finance consiglia fondi specializzati proprio in M&A, alcuni dei quali sono ai massimi dal 2007, oppure di puntare direttamente sui protagonisti di questo settore. Come Goldman Sachs, da sempre leader nell’advisory M&A, che da sola è presente in qualcosa come il 25% di tutti i deal, in termini di volume, che si realizzano a livello globale.

Quando Elvira Sakhipzadovna Nabiullina deciderà di essersi stancata di guidare la banca centrale della Russia non avrà problemi a guadagnarsi da vivere. Potrà aprire un’alta scuola di Central Banking e si può essere sicuri che ci sarà la fila per iscriversi. Business Insider riporta che la settimana scorsa il rublo ha accusato in un solo giorno una flessione di quasi il 3% su dollaro. Non è una cattiva notizia, è stata Elvira a tirarlo giù. Ha deciso che a 50 rubli per dollaro il prezzo è giusto (l’anno scorso aveva toccato picchi di 70) e non vuole che si rafforzi oltre. E così, appena ha superato la soglia di gradimento, ha fatto uscire un breve statement annunciando che la banca centrale avrebbe iniziato a comprare tra $100 e $200 milioni al giorno per "rafforzare le riserve." Il mercato ha capito subito il messaggio, la barriera dei 50 rubli non si supera. E si è adeguato. Dopo aver resistito alle pressioni per comprare rubli spendendo dollari preziosi quando il rublo era in caduta libera, ora Elvira si può permettere di comprarli lei i dollari, a centinaia di milioni al giorno, pagandoli con rubli che fino a pochi mesi prima erano considerati carta straccia. Un posto nell’album dei grandi Central Banker a fianco di SuperMario Draghi se lo merita.
<br>Dove va il petrolio? Per capirlo bisogna dimenticarsi il gioco di domanda e offerta e monitorare cosa fanno sui futures i fondi macro e gli speculatori degli hedge fund. Almeno secondo il Financial Times di sabato. Dove si legge che mentre i futures sul greggio sono arrivati in vista dei $70 nel rally di quest’anno, sul mercato fisico l’offerta continua a surclassare la domanda. Il fatto è che i fondi comprano i futures sul greggio per altri motivi. Il primo è proteggersi contro la debolezza del dollaro, ma anche contro il rialzo dei tassi dei bond governativi. Magari i fondi macro si limitano a mettere sui futures petroliferi solo l’1 per cento del portafoglio, ma basta per spiazzare i fondi specializzati sul settore che sono molto più piccoli. Tipico è il caso del bund tedesco: se i prezzi cadono all’improvviso il miglior modo per proteggersi è comprare Brent. Secondo i trader oggi la correlazione tra Brent e tassi sui bund supera il 90 per cento. Il fenomeno viene battezzato “futurizzazione” dal FT che nota come sull’ICE e sul Nymex, i principali mercati per le commodity, i volumi giornalieri siano saliti da 350.000 contratti futures nel 2005 ai 1,5 milioni di oggi. Che vuol dire 16 volte la domanda globale quotidiana di petrolio. Le posizioni nette dei fondi macro su futures e opzioni a Londra e New York equivalgono a circa 510 milioni di barili, vale a dire 5 giorni di domanda globale.
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