Covered bond
C’è la fila per acquistare i covered bond bancari
11 Novembre 2014 14:45
E due. Dopo il successo del collocamento del covered bond del Credem dell’ultima settimana di ottobre il 3 novembre c’è stato il bis con un’emissione di UBI Banca. In particolare, il collocamento di 750 milioni di euro perfezionato il 30 ottobre ha visto pervenire ordini per 3 miliardi di euro, pari a quattro volte l’offerta, mentre quello del 3 novembre di Ubi, pari a un miliardo di euro, ha registrato ordini per tre volte l’offerta (3 miliardi il controvalore richiesto).
Quello che sorprende forse ancora di più è il tasso di rendimento offerto: la cedola è all’1,25% mentre il rendimento complessivo annuo è dell’1,35%. Si tratta non soltanto di un’emissione di ben 200 punti base (2,00%) inferiore al covered bond precedente emesso da UBI lo scorso febbraio ma anche di un tasso ben al di sotto di quello del BTP a 10 anni che paga il 2,40%. Tra i sottoscrittori di questa tranche di UBI Banca soprattutto i fund manager (51% del totale), le banche centrali (27%), le assicurazioni e i fondi pensione (12%) e le banche e le divisioni di private banking (10%).
Ma come mai c’è la fila per sottoscrivere emissioni di questo tipo che, oltretutto, riconoscono rendimenti ancora più risicati dei già minimi tassi dei governativi italiani? Per la qualità del sottostante e per l’esigua disponibilità di questa tipologia di titoli sul mercato. I covered bond, definiti anche obbligazioni garantite, sono titoli di credito emessi da una banca o altro intermediario avente diritto caratterizzato da un profilo di rischio molto basso ed elevata liquidità.
A differenza delle obbligazioni bancarie ordinarie, in caso di fallimento dell’emittente, il possessore del titolo è assicurato dalla possibilità di rivalersi su attività di elevata qualità appositamente segregate (crediti fondiari e ipotecari crediti nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni o garantiti dalle medesime, nonché di titoli emessi nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione aventi ad oggetto crediti della medesima natura). In particolare il sottostante deve rispondere a elevati standard qualitativi come un loan-to-value massimo (cioè il il rapporto tra il valore dell'immobile e l'importo richiesto) dell’80% per i mutui residenziali e del 60% per quelli di natura commerciale.
Quello che sorprende forse ancora di più è il tasso di rendimento offerto: la cedola è all’1,25% mentre il rendimento complessivo annuo è dell’1,35%. Si tratta non soltanto di un’emissione di ben 200 punti base (2,00%) inferiore al covered bond precedente emesso da UBI lo scorso febbraio ma anche di un tasso ben al di sotto di quello del BTP a 10 anni che paga il 2,40%. Tra i sottoscrittori di questa tranche di UBI Banca soprattutto i fund manager (51% del totale), le banche centrali (27%), le assicurazioni e i fondi pensione (12%) e le banche e le divisioni di private banking (10%).
Ma come mai c’è la fila per sottoscrivere emissioni di questo tipo che, oltretutto, riconoscono rendimenti ancora più risicati dei già minimi tassi dei governativi italiani? Per la qualità del sottostante e per l’esigua disponibilità di questa tipologia di titoli sul mercato. I covered bond, definiti anche obbligazioni garantite, sono titoli di credito emessi da una banca o altro intermediario avente diritto caratterizzato da un profilo di rischio molto basso ed elevata liquidità.
A differenza delle obbligazioni bancarie ordinarie, in caso di fallimento dell’emittente, il possessore del titolo è assicurato dalla possibilità di rivalersi su attività di elevata qualità appositamente segregate (crediti fondiari e ipotecari crediti nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni o garantiti dalle medesime, nonché di titoli emessi nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione aventi ad oggetto crediti della medesima natura). In particolare il sottostante deve rispondere a elevati standard qualitativi come un loan-to-value massimo (cioè il il rapporto tra il valore dell'immobile e l'importo richiesto) dell’80% per i mutui residenziali e del 60% per quelli di natura commerciale.
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