Immobiliare italiano sulla scia della liquidità estera

L’obiettivo è quello di catturare almeno una parte dell’enorme liquidità a disposizione sui mercati finanziari che viene destinata all’acquisto di immobili internazionali: oggi, infatti, su una stima annua di 165 miliardi di euro delle transazioni real estate in Europa soltanto 4 confluiscono su immobili italiani.

Ma ora sembrano esserci tutte le condizioni per far si che gli investitori stranieri convergano sull’immobiliare italiano: l’occasione è stata l'incontro, organizzato nell'ambito di Eire (Expo Italia Real Estate), con il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi e il capo della segreteria tecnica del ministero dell'Economia, Fabrizio Pagani, accompagnati da rappresentati dell'Agenzia del Demanio e di FS Sistemi Urbani.

Un incontro al quale hanno partecipato rappresentanti di prestigiose case d’investimento europee, americane e asiatiche: Aberdeen, AM Alpha GMBH, Axa, APG, Blackstone, Bouwfonds, Carlyle Group, Cerberus UK, Cukierman & CO Investment House, ECE ProjekManagement, EPRA, GIC Real Estate, Gruppo Generali, Grove International Partner, Ivanhoe Cambridge, J.P. Morgan, Griffin Financial Group, Kempen & Co, Meyer Bergman, Morgan Stanley, Pontecorvi Mannaerts & Triboldi, Quillion Real estate.

Un’occasione davvero unica da cogliere anche alla luce delle promesse del governo che ha messo a disposizione particolari provvedimenti ad hoc: dalla certezza di tax ruling per 5 anni ai tribunali per gli investitori stranieri che assicurano tempi brevi, fino alla conferma, tanto attesa proprio dagli operatori esteri, che la riforma dei fondi immobiliari e della società di investimento immobiliare quotate (Siiq), aziende quotate in Borsa che investono in immobili destinati esclusivamente alla locazione, venga attuata entro fine anno. Ma c’è di più. Secondo gli addetti ai lavori, si potrebbero creare le giuste condizioni per una dismissione anche del patrimonio immobiliare statale in ottica di abbattimento del debito pubblico.