petrolio
Russia, il futuro energetico dipende dalle compagnie estere
18 Giugno 2014 16:15


La decisione di Mosca di interrompere le forniture di gas all'Ucraina aggrava le tensioni con gli Stati Uniti e l'Europa ma pone la Russia di fronte a un dilemma: cosa fare con le compagnie estere Exxon Mobil, Halliburton e BP? Il dilemma non è affatto di poco conto e potrebbe risultare decisivo nelle prossime settimane anche sullo scacchiere della crisi russo-ucraina.
La Russia, ha infatti assoluta necessità di mantenere la produzione e lo sviluppo dei giacimenti di petrolio nell’Artico dove si concentrano enormi riserve di shale oil. Ma per estrarlo dipende dalle tecnologie avanzate che solo le aziende petrolifere occidentali sono in grado di fornire per la perforazione con le moderne tecniche (come la fratturazione idraulica), essenziali per estrarre petrolio dai giacimenti ancora sottoterra nell’Artico e valutati circa 8.200 miliardi di dollari.
Il taglio della fornitura di gas all'Ucraina aggiunge un ulteriore livello di complessità al dilemma russo ma resta il fatto che la Russia è già il secondo più grande mercato al di fuori del Nord America per il fracking (cioè l’estrazione del petrolio tramite la frantumazione delle rocce) mentre la Cina è al primo posto. Inoltre, attraverso i suoi giacimenti petroliferi esistenti, la Russia è il più grande produttore al mondo di greggio, con produzione giornaliera di 10 milioni di barili al giorno l'anno scorso, in base all’Energy Information Administration (EIA).
Tuttavia, per mantenere tale primato, la Russia dovrà necessariamente usare le ultime tecnologie per spremere il greggio dalle rocce di scisto in Siberia occidentale: di conseguenza, si prevede che la fornitura alla Russia di attrezzature per il fracking dovrà raddoppiare entro la fine del 2018. Pertanto, senza il know how e la tecnologia occidentale, è improbabile che la Russia possa sostenere i suoi livelli di produzione attuali, tanto meno farle crescere.
La Russia, ha infatti assoluta necessità di mantenere la produzione e lo sviluppo dei giacimenti di petrolio nell’Artico dove si concentrano enormi riserve di shale oil. Ma per estrarlo dipende dalle tecnologie avanzate che solo le aziende petrolifere occidentali sono in grado di fornire per la perforazione con le moderne tecniche (come la fratturazione idraulica), essenziali per estrarre petrolio dai giacimenti ancora sottoterra nell’Artico e valutati circa 8.200 miliardi di dollari.
Il taglio della fornitura di gas all'Ucraina aggiunge un ulteriore livello di complessità al dilemma russo ma resta il fatto che la Russia è già il secondo più grande mercato al di fuori del Nord America per il fracking (cioè l’estrazione del petrolio tramite la frantumazione delle rocce) mentre la Cina è al primo posto. Inoltre, attraverso i suoi giacimenti petroliferi esistenti, la Russia è il più grande produttore al mondo di greggio, con produzione giornaliera di 10 milioni di barili al giorno l'anno scorso, in base all’Energy Information Administration (EIA).
Tuttavia, per mantenere tale primato, la Russia dovrà necessariamente usare le ultime tecnologie per spremere il greggio dalle rocce di scisto in Siberia occidentale: di conseguenza, si prevede che la fornitura alla Russia di attrezzature per il fracking dovrà raddoppiare entro la fine del 2018. Pertanto, senza il know how e la tecnologia occidentale, è improbabile che la Russia possa sostenere i suoi livelli di produzione attuali, tanto meno farle crescere.
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