economia
Fine della bassa volatilità ma senza strappi eccessivi
11 Giugno 2014 09:00


La volatilità sui mercati finanziari è scesa ai minimi storici. Un trend che ha favorito gli afflussi degli investitori verso gli attivi rischiosi.
Ora però, all’orizzonte si profila un nuovo ciclo della liquidità e questo potrebbe determinare un incremento della volatilità: Karim Cherif, Cross Asset and AI analysis di Credit Suisse crede però che si tratterà di un incremento di entità limitata.
Per capire le ragioni della sua convinzione occorre partire dal comprendere l’attuale scenario di bassa volatilità. Negli ultimi mesi, la volatilità implicita (la volatilità dei titoli dovuta ai prezzi delle opzioni) è scesa verso i minimi storici in molte classi di attivi, indicando una riduzione dei rischi sui mercati finanziari.
La volatilità implicita (VI) può essere considerata come il prezzo da pagare per assicurarsi dal rischio di mercato e può differire dal livello della volatilità di mercato effettiva.
“A nostro avviso, le condizioni macroeconomiche possono spiegare il lungo periodo di bassa volatilità implicita diffusa. La VI è determinata soprattutto dallo squilibrio tra offerta e domanda di protezione. Con la diminuzione dei rischi sistemici a livello globale, la stabilità della crescita economica e condizioni monetarie espansive, gli investitori hanno acquistato meno protezione, facendo un maggiore ricorso alla leva finanziaria, e vendendo opzioni per generare rendimenti, spingendo quindi in flessione la VI” argomenta Karim Cherif che poi si interroga se sia imminente la fine della bassa volatilità: “La volatilità generale dei mercati dovrebbe restare contenuta nel 2014, in considerazione del nostro scenario di pressioni inflazionistiche favorevoli, di politiche espansive delle banche centrali e di una buona crescita economica. Tuttavia, la volatilità implicita potrebbe comunque impennarsi, soprattutto dopo l’estate man mano che la politica monetaria USA diventa sempre meno espansiva. In prospettiva, crediamo che la volatilità implicita e quella effettiva abbiano raggiunto un livello di minimo e che gli investitori debbano prepararsi un suo incremento, in linea con le passate esperienze in tema di normalizzazione della politica monetaria” spiega Karim Cherif.
In assenza di esiti eccezionali sulle prospettive economiche e/o politiche (inflazione e stretta monetaria vs. deflazione e recessione), Karim Cherif crede che un aumento della volatilità sarà graduale e moderato.
Tuttavia, dal momento che i tassi reali sembrano aver raggiunto un punto di minimo nella primavera del 2013 e sono ora in aumento, la volatilità potrebbe ripartire al rialzo con un nuovo regime già nel 2015.
“In questo scenario, consigliamo di evitare di vendere volatilità. Fino ad ora, le cosiddette strategie di short volatility (cioè la vendita di opzioni al ribasso sulla volatilità) hanno realizzato buoni risultati, ma ai livelli attuali crediamo che il profilo di rischio/ rendimento di tali operazioni sia poco interessante. Piuttosto, consigliamo di sfruttare l’attuale scenario di bassa volatilità implicita per coprire l’esposizione degli attivi rischiosi. In termini di portafoglio, acquisire un’esposizione alla volatilità attraverso le opzioni può ad esempio anche compensare la sottoesposizione del reddito fisso core e ridurre il potenziale di ribasso dei singoli attivi rischiosi” conclude Karim Cherif.
Ora però, all’orizzonte si profila un nuovo ciclo della liquidità e questo potrebbe determinare un incremento della volatilità: Karim Cherif, Cross Asset and AI analysis di Credit Suisse crede però che si tratterà di un incremento di entità limitata.
Per capire le ragioni della sua convinzione occorre partire dal comprendere l’attuale scenario di bassa volatilità. Negli ultimi mesi, la volatilità implicita (la volatilità dei titoli dovuta ai prezzi delle opzioni) è scesa verso i minimi storici in molte classi di attivi, indicando una riduzione dei rischi sui mercati finanziari.
La volatilità implicita (VI) può essere considerata come il prezzo da pagare per assicurarsi dal rischio di mercato e può differire dal livello della volatilità di mercato effettiva.
“A nostro avviso, le condizioni macroeconomiche possono spiegare il lungo periodo di bassa volatilità implicita diffusa. La VI è determinata soprattutto dallo squilibrio tra offerta e domanda di protezione. Con la diminuzione dei rischi sistemici a livello globale, la stabilità della crescita economica e condizioni monetarie espansive, gli investitori hanno acquistato meno protezione, facendo un maggiore ricorso alla leva finanziaria, e vendendo opzioni per generare rendimenti, spingendo quindi in flessione la VI” argomenta Karim Cherif che poi si interroga se sia imminente la fine della bassa volatilità: “La volatilità generale dei mercati dovrebbe restare contenuta nel 2014, in considerazione del nostro scenario di pressioni inflazionistiche favorevoli, di politiche espansive delle banche centrali e di una buona crescita economica. Tuttavia, la volatilità implicita potrebbe comunque impennarsi, soprattutto dopo l’estate man mano che la politica monetaria USA diventa sempre meno espansiva. In prospettiva, crediamo che la volatilità implicita e quella effettiva abbiano raggiunto un livello di minimo e che gli investitori debbano prepararsi un suo incremento, in linea con le passate esperienze in tema di normalizzazione della politica monetaria” spiega Karim Cherif.
In assenza di esiti eccezionali sulle prospettive economiche e/o politiche (inflazione e stretta monetaria vs. deflazione e recessione), Karim Cherif crede che un aumento della volatilità sarà graduale e moderato.
Tuttavia, dal momento che i tassi reali sembrano aver raggiunto un punto di minimo nella primavera del 2013 e sono ora in aumento, la volatilità potrebbe ripartire al rialzo con un nuovo regime già nel 2015.
“In questo scenario, consigliamo di evitare di vendere volatilità. Fino ad ora, le cosiddette strategie di short volatility (cioè la vendita di opzioni al ribasso sulla volatilità) hanno realizzato buoni risultati, ma ai livelli attuali crediamo che il profilo di rischio/ rendimento di tali operazioni sia poco interessante. Piuttosto, consigliamo di sfruttare l’attuale scenario di bassa volatilità implicita per coprire l’esposizione degli attivi rischiosi. In termini di portafoglio, acquisire un’esposizione alla volatilità attraverso le opzioni può ad esempio anche compensare la sottoesposizione del reddito fisso core e ridurre il potenziale di ribasso dei singoli attivi rischiosi” conclude Karim Cherif.