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Il flash trading rallenta negli USA ma accelera in Asia

13 Maggio 2014 14:05
financialounge -  Asia Europa high frequency trading MiFID II USA
Gli Stati Uniti restano la patria dell’high frequency trading ma vedono ridurre il gap rispetto all’Europa e, soprattutto, all’Asia.

Gli investimenti che sfruttano software sempre più sofisticati e mirati, per intercettare tendenze, sia in acquisto che in vendita, prima di altri operatori e quindi di cambiare strategie d’investimento molto più velocemente che in passato, nei primi mesi di quest’anno sono scesi ad una quota di mercato poco al di sotto del 50% sul totale degli scambi in Borsa a Wall Street (contro il picco del 63% registrato nel 2009), mentre in Europa sono rimasti stabili al 40% (contro il 24% del 2009) e in Asia sono saliti al 22% (dal 20% del 2013 e al 5% del 2009).

In base a un’analisi condotta dalla Consob, nei primi mesi di quest’anno la quota di scambi sull’MTS, il Mercato Telematico dei Titoli di stato, tramite high frequency trading è stata pari al 22%, in linea con la percentuale del 2013.

Tornando al mercato internazionale, secondo gli esperti la crescita del flash trading sui listini asiatici è dovuta soprattutto ai minori controlli della autorità e alle regole meno restrittive rispetto a quelle in vigore negli USA e a quelle, ancora più vincolanti, in arrivo in Europa con la Mifid2, la nuova Direttiva approvata dal Parlamento Europeo il 15 aprile che persegue l’obiettivo di migliorare il funzionamento dei mercati e del sistema finanziario, rafforzandone la sicurezza, la trasparenza e la responsabilità, e di incrementare il grado di fiducia degli investitori grazie ad un più elevato standard di protezione.
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