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International Editor's Picks - 05 maggio 2014

5 Maggio 2014 09:20
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Reagan aiutaci tu!

Gli USA si confermano la prima potenza industriale del globo ma hanno un tallone d’Achille. La politica. E la crisi ucraina lo ha messo a nudo. Tanto è il senso di inadeguatezza che si respira a Washington da far scrivere alla columnist del Wall Street Journal Peggy Noonan che la domanda che si sente fare ormai ossessivamente è: “cosa avrebbe fatto Reagan?”. La Noonan comincia a rispondere dicendo quello che non avrebbe fatto: sanzioni alla Russia e insulti via twitter a Putin. Il vincitore della guerra fredda avrebbe attinto alla sua intuizione di artista e immaginato una vittoria non violenta, come quella inflitta all’allora Unione Sovietica negli anni 80. Non avrebbe gridato al lupo, perché l’allarme non è una soluzione. E non avrebbe contraddittoriamente definito la Russia “una potenza regionale”, come ha fatto Obama. Avrebbe immaginato una nuova era. E, se potesse vedere oggi come stanno andando le cose, sarebbe incredulo e terrorizzato davanti a un presidente americano che invece di guidare lui l’Occidente lo lascia fare a un cancelliere tedesco!


Miliardari under 30

Business Insider ne ha censiti 30, tutti o quasi startupper tecnologici californiani, molti ancora poco noti. Infatti troviamo, oltre al fondatore 29enne di Facebook Mark Zuckerberg, al 28enne co-condatore di Instagram Mike Krieger e al suo coetaneo Arash Ferdowsi che ha inventato Dropbox, anche il 21enne Palmer Luckey. Ha creato Oculus VR – visualizzatore di giochi che ridefiniscono la realtà – e l’ha venduta a Facebook per $2 miliardi. Oppure David Karp, 27enne, fondatore di Tumblr – social blogging – poi comprata da Yahoo per $1,1 miliardi. C’è anche chi non ha ceduto alla tentazione di offerte miliardarie, come Patrick Collison, 25, e John Collison, 23, che hanno preferito tenersi Stripe, specializzata nei pagamenti online e valutata $1,75 miliardi. O Evan Spiegel e Bobby Murphy, rispettivamente 25 e 23 anni, fondatori di Snapchat: hanno rispedito al mittente un’offerta di Zuckerberg da $3 miliardi!


Airbnb, per ora niente IPO

Doveva essere il primo grande sbarco a Wall Street della sharing economy, un’IPO miliardaria a due cifre, ma per ora non se ne fa nulla. La ragione ufficiale la spiega al Daily Ticker il co-fondatore Nathan Blecharczyk: “l'IPO è un mezzo, non un fine. Serve a raccogliere capitali. Ma noi non ne abbiamo bisogno”. Oggi la piattaforma che offre ospitalità a pagamento in tutto il mondo vale già una decina di miliardi di dollari. Ma secondo alcuni la ragione vera non è questa. Airbnb fa concorrenza alle più grandi catene alberghiere del mondo ma nessuno controlla che i suoi utenti, che offrono in rete dalla stanzetta per lo studente alla villa per il miliardario, abbiano le carte in regola. È già finita nel mirino del procuratore generale dello stato di New York e ora è scoppiato un altro caso. Sono finiti in rete dei report secondo cui la piattaforma sarebbe utilizzata anche per giri di prostituzione mascherati da offerte di affitto. Airbnb opera in 40.000 città. Ognuna ha le sue regole sull’ospitalità a pagamento. O le regole si adattano a Airbnb, o è la startup californiana che dovrà adattarsi alle regole.
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