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Ai giapponesi piace il food made in Italy

29 Aprile 2014 09:10
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Se in Italia da qualche anno i ristoranti giapponesi sono diventati tra i più “in”, in Giappone l’alimentare italiano sta vivendo un vero e proprio boom. In base ai dati 2013, l’export del food & beverage made in Italy verso Tokyo ha fatto registrare un balzo del +27,8% rispetto al 2012: una percentuale ben più ampia a compensare l’elevata svalutazione annuale dello yen rispetto alla moneta unica europea.

In valori assoluti si tratta di 94,7 miliardi di yen (circa 690 milioni di euro), trainati soprattutto dall’olio d’oliva (14,7 miliardi di yen di merce esportata con un incremento del 51% rispetto all’anno precedente): ma molto bene sono andati anche i salumi, i prosciutti, il cioccolato e l’acqua minerale. Capitolo a parte, invece, per i vini.

Dovendo competere con esportatori australiani, statunitensi e cileni che possono contare su accordi commerciali con il Giappone agevolati per lo scambio dei prodotti alimentari, i produttori italiani sono quasi costretti a posizionarsi sulla fascia medio – alta di mercato riuscendo comunque, nonostante lo yen debole, a ritagliarsi una quota importante del business. Nel complesso le esportazioni alimentari italiane verso il Giappone si collocano al decimo posto assoluto, dietro soltanto a otto paesi europei e agli Stati Uniti.

Non è certo un caso che al Foodex di Chiba a marzo, la più grande fiera alimentare asiatica, il nostro paese aveva il padiglione straniero più grande per esporre 40 diversi generi di vini, liquori e birre, 11 differenti prodotti da forno, 16 varietà di olio d’oliva, aceti e condimenti e altre 33 tipologie caratteristiche dell’alimentare made in Italy.
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