beni di consumo
Decollo in vista per le borse?
di Patrick Bucher 3 Giugno 2013 20:00


Dopo un consolidamento di breve durata, i mercati azionari hanno proseguito nel mese di maggio il loro movimento rialzista. Nel mese non si è dunque verificata la correzione stagionale tipica di questo mese dell’anno: al contrario, numerosi indici borsistici hanno fatto segnare nuovi massimi. Alla luce dei recenti dati economici, comunque molto eterogenei, e di una crescita pressoché nulla degli utili societari, si potrebbe però dubitare della sostenibilità dell’andamento delle borse.
È possibile che i mercati azionari abbiano perso il senso della realtà? O potrebbe darsi, piuttosto, che la debolezza della congiuntura finisca per giovare ai titoli a dividendo?
Una possibile risposta a tali quesiti è fornita dall’analisi dei movimenti dei corsi degli ultimi mesi. I mercati sono stati sospinti in modo particolare da settori difensivi come prodotti alimentari o farmaceutici. La sovraperformance delle azioni difensive rispetto a quelle cicliche ha raggiunto proporzioni che in genere si osservano esclusivamente nelle fasi di forte correzione.
La debolezza dei titoli ciclici non sorprende comunque più di tanto se si considerano le recenti cifre di crescita, che sono state deludenti. Ciò che appare senz’altro più rilevante è il fatto che, a dispetto della debolezza dei titoli ciclici, l’insieme dei listini sia balzato in territorio record. A fare da traino sono stati i dividendi, che restano tuttora allettanti nel confronto con le obbligazioni. Per di più, il fatto che il leggero indebolimento dei dati congiunturali garantisca tassi ancora bassi si sta rivelando perfino un fattore estremamente vantaggioso.
Di conseguenza riteniamo che l’attuale contesto, caratterizzato da una crescita alquanto debole ma non a rischio di crollo, non comprometta affatto lo sviluppo borsistico futuro. Anche i livelli record raggiunti non dovrebbero indurre a trarre conclusioni errate. Il caso del DAX, che dopo due tentativi falliti, rispettivamente nel 2000 e 2007, tenta di nuovo di sfondare una volta per tutte il muro degli 8000 punti, ne è un esempio molto incisivo. Se, infatti, si analizzano le aziende sulle quali si basa l’indice, si nota che attualmente per un valore dell’indice pari a 8000 punti si ottiene, sia in termini di valore nominale sia in termini di utili e dividendi, un risultato pari a 2,5 volte quello del 2000, finora considerato un anno record. Di segno diametralmente opposto è invece la dinamica relativa alla soluzione alternativa rappresentata dagli investimenti a tasso fisso. In luogo del 5%, i titoli di Stato tedeschi presentano un rendimento di appena l’1,5%.
È imminente una rotazione settoriale e geografica?
Per i motivi sopra illustrati ribadiamo la nostra sovrapponderazione azionaria, anche se non punteremmo necessariamente sui titoli migliori degli ultimi mesi. Se l’andamento dell’economia continua a stabilizzarsi, dovrebbero infatti trarne vantaggio anche le regioni e i settori ciclici ultimamente trascurati. Ciò depone a favore di una posizione di sottopeso nel mercato svizzero, dove l’elevata ponderazione a livello dell’indice dei titoli di qualità, per i quali esiste una forte domanda, ha determinato una performance brillante, ma anche il premio più alto degli ultimi anni rispetto agli altri mercati.
I titoli azionari europei, per contro, dispongono ancora di un certo potenziale di ripresa. Per quanto riguarda il Giappone, il forte rialzo in atto non dovrebbe tuttavia spingere ad adottare un posizionamento contrario a una sovraperformance delle azioni nipponiche, in linea con l’adagio di borsa (qui leggermente rivisitato) «Don’t fight the Bank of Japan».
La ricerca ormai quasi disperata di rendimento influenza anche il posizionamento nelle altre classi di attivi. Nell’universo dei titoli a tasso fisso è possibile mantenere gli investimenti in obbligazioni societarie e ad alto rendimento nonostante l’ulteriore riduzione degli spread, mentre tenderemmo a evitare la caccia ai rendimenti lungo la curva dei tassi.
I mercati immobiliari restano validi strumenti sostitutivi dei rendimenti. Come per le azioni, anche in questo settore si impone in una prospettiva svizzera una diversificazione in paesi esteri più convenienti.
Consulta la gallery per vedere l'outlook completo.
È possibile che i mercati azionari abbiano perso il senso della realtà? O potrebbe darsi, piuttosto, che la debolezza della congiuntura finisca per giovare ai titoli a dividendo?
Una possibile risposta a tali quesiti è fornita dall’analisi dei movimenti dei corsi degli ultimi mesi. I mercati sono stati sospinti in modo particolare da settori difensivi come prodotti alimentari o farmaceutici. La sovraperformance delle azioni difensive rispetto a quelle cicliche ha raggiunto proporzioni che in genere si osservano esclusivamente nelle fasi di forte correzione.
La debolezza dei titoli ciclici non sorprende comunque più di tanto se si considerano le recenti cifre di crescita, che sono state deludenti. Ciò che appare senz’altro più rilevante è il fatto che, a dispetto della debolezza dei titoli ciclici, l’insieme dei listini sia balzato in territorio record. A fare da traino sono stati i dividendi, che restano tuttora allettanti nel confronto con le obbligazioni. Per di più, il fatto che il leggero indebolimento dei dati congiunturali garantisca tassi ancora bassi si sta rivelando perfino un fattore estremamente vantaggioso.
Di conseguenza riteniamo che l’attuale contesto, caratterizzato da una crescita alquanto debole ma non a rischio di crollo, non comprometta affatto lo sviluppo borsistico futuro. Anche i livelli record raggiunti non dovrebbero indurre a trarre conclusioni errate. Il caso del DAX, che dopo due tentativi falliti, rispettivamente nel 2000 e 2007, tenta di nuovo di sfondare una volta per tutte il muro degli 8000 punti, ne è un esempio molto incisivo. Se, infatti, si analizzano le aziende sulle quali si basa l’indice, si nota che attualmente per un valore dell’indice pari a 8000 punti si ottiene, sia in termini di valore nominale sia in termini di utili e dividendi, un risultato pari a 2,5 volte quello del 2000, finora considerato un anno record. Di segno diametralmente opposto è invece la dinamica relativa alla soluzione alternativa rappresentata dagli investimenti a tasso fisso. In luogo del 5%, i titoli di Stato tedeschi presentano un rendimento di appena l’1,5%.
È imminente una rotazione settoriale e geografica?
Per i motivi sopra illustrati ribadiamo la nostra sovrapponderazione azionaria, anche se non punteremmo necessariamente sui titoli migliori degli ultimi mesi. Se l’andamento dell’economia continua a stabilizzarsi, dovrebbero infatti trarne vantaggio anche le regioni e i settori ciclici ultimamente trascurati. Ciò depone a favore di una posizione di sottopeso nel mercato svizzero, dove l’elevata ponderazione a livello dell’indice dei titoli di qualità, per i quali esiste una forte domanda, ha determinato una performance brillante, ma anche il premio più alto degli ultimi anni rispetto agli altri mercati.
I titoli azionari europei, per contro, dispongono ancora di un certo potenziale di ripresa. Per quanto riguarda il Giappone, il forte rialzo in atto non dovrebbe tuttavia spingere ad adottare un posizionamento contrario a una sovraperformance delle azioni nipponiche, in linea con l’adagio di borsa (qui leggermente rivisitato) «Don’t fight the Bank of Japan».
La ricerca ormai quasi disperata di rendimento influenza anche il posizionamento nelle altre classi di attivi. Nell’universo dei titoli a tasso fisso è possibile mantenere gli investimenti in obbligazioni societarie e ad alto rendimento nonostante l’ulteriore riduzione degli spread, mentre tenderemmo a evitare la caccia ai rendimenti lungo la curva dei tassi.
I mercati immobiliari restano validi strumenti sostitutivi dei rendimenti. Come per le azioni, anche in questo settore si impone in una prospettiva svizzera una diversificazione in paesi esteri più convenienti.
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