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Zest vede opportunità nei settori healthcare, finanziario e tecnologico

L’importanza delle scelte del gestore per navigare mercati ancora incerti: Pasquale Corvino svela la sua strategia di investimento indicando i settori più interessanti

di Redazione 15 Ottobre 2019 07:00

Dopo l’annuncio di Trump di venerdì scorso, non entreranno in vigore i nuovi dazi sulle merci cinesi importate previsti per il 15 ottobre e, probabilmente, nemmeno quelli previsti per metà dicembre. I pesanti effetti sull’economia statunitense dovrebbero essere pertanto scongiurati e, con essi, anche le implicazioni sulle economie di tutti gli altri paesi che vanno al traino di Usa e Cina. Abbiamo chiesto a Pasquale Corvino, senior fund manager di Zest Asset Management, di illustrarci le attuali scelte di portafoglio del Zest North America Pairs Relative, fondo da lui gestito. Un prodotto caratterizzato da un approccio market neutral – ovvero dove la componente long (rialzista) del portafoglio e quella short (ribassista) tendono ad equivalersi. Una strategia che permette di porsi in modo neutrale sul trend di Wall Street in quanto basato esclusivamente sulle scelte del gestore ‘relative’, cioè di un titolo rispetto ad un altro dello stesso settore.

In questa fase il portafoglio è market neutral oppure prevale la componente long o quella short?


“Il fondo Zest North America Pairs Relative da diversi mesi è in posizione di totale neutralità rispetto al livello di investito, ossia la parte net long, cioè la differenza delle posizioni rialziste di portafoglio rispetto a quelle ribassiste, non raggiunge il 10%”.

In quali settori individua attualmente maggiori opportunità relative value?


“Le maggiori opportunità di relative value, ovvero di valore relativo, sono presenti nei settori healthcare, finanziario e tecnologico dove nicchie di mercato altamente competitive sono affiancate da segmenti ove il vantaggio è maggiormente difendibile e scalabile”.

In particolare qual è la sua opinione sul settore tecnologico?


“Si tratta di un settore estremamente variegato e complesso ed è costituito da una moltitudine di società a volte poco comparabili, a volte molto fungibili. All’interno del settore sia la dispersione di valutazione che le opportunità di crescita sono notevolmente differenti e tale relazione è tutt’altro che lineare e stabile. Queste caratteristiche strutturali rendono il settore molto interessante sia per trade relativi di convergenza che di divergenza”.

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Crede che ci possa essere un cambio di testimone tra i settori guida di Wall Street tra quelli growth e quelli value?


“Credo che per assistere ad un cambio di leadership duraturo occorra perlomeno una stabilizzazione dei tassi di interesse se non un vero e proprio irripidimento delle curve dei tassi. Inoltre ritengo che sia il dilagare di strategie passive sia un orizzonte temporale sempre più breve nella valutazione della bontà degli investimenti siano state tra le concause del successo di strategie growth rispetto a quelle di tipo value, le quali oramai sono sempre più oggetto di investimento di attori di mercato specifici quali per esempio i fondi di private equity. In conclusione solo una crescita economica sana e priva di copiose interferenze da parte delle banche centrali potrà generare un cambio significativo”.
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