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Sviluppi positivi nel real estate e nelle banche

di Maurizio Novelli 28 Dicembre 2012 20:00
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Le previsioni per il 2013 sembrano evidenziare un certo “affollamento” sulle prospettive positive per i mercati azionari mentre l’economia mondiale sarebbe pronta a ripartire dopo alcuni mesi di rallentamento con le Banche Centrali che continueranno a sostenere la liquidità internazionale in un quantitative easing ormai strutturale.

In queste aspettative di consenso non si intravede il minimo dubbio sulla ormai imminente soluzione della crisi che ci affligge da quasi cinque anni. Ma i dubbi ci sono perché tutti gli elementi che l’hanno generata sono ancora tutti ben presenti ed irrisolti nelle pieghe dei dati macroeconomici che sono usciti negli ultimi mesi. I consumi ristagnano ovunque e così pure gli investimenti.

Lo stock del debito nel sistema occidentale è ancora eccessivo e sarà molto difficile assistere a breve ad una ripresa della dinamica del credito. La liquidità sostiene i mercati finanziari ma l’economia reale sembrerebbe non confermare le aspettative che gli operatori finanziari anticipano già da quasi sei mesi. Ci sono comunque alcuni sviluppi positivi che riguardano il real estate e le banche.

Il settore immobiliare USA ha cominciato a stabilizzarsi e si è iniziato a manifestare anche qualche segnale di miglioramento ma nessuno dice che tali miglioramenti sono dovuti prevalentemente all’intervento dei fondi di Private Equity che acquistano migliaia di unità immobiliari. Mentre i privati cittadini sono ancora prevalentemente “venditori”, la finanza è oggi il principale acquirente dello stock immobiliare americano e quasi il 75% delle transazioni immobiliari del 2012 hanno coinvolto operatori istituzionali.

I fondi di Private Equity acquistano case con l’obbiettivo di affittarle poiché la redditività offerta in relazione al valore dell’investimento è mediamente al 7% e questo intervento da parte degli investitori istituzionali ha stabilizzato il mercato immobiliare. Il fenomeno è certamente positivo e costituisce un elemento di stabilizzazione in un settore che tendenzialmente avrebbe richiesto oltre un decennio per assorbire l’eccesso della bolla speculativa. Tuttavia non credo che tale fenomeno possa riavviare l’attività immobiliare intesa come “costruzione di nuove case”, dato che al momento tali investimenti hanno come target le case esistenti. Nella realtà stiamo assistendo ad una ripresa dell’attività di compravendita che ha come risultato la stabilizzazione dei prezzi ma non contribuisce in modo significativo al GDP.

Quest’ultimo è infatti più influenzato dall’attività di costruzione che produce un indotto significativo sull’economia ma che al momento rimane piuttosto modesto rispetto ai livelli storici. Tra gli altri aspetti positivi che si sono manifestati negli ultimi dodici mesi abbiamo anche il deleverage del settore bancario USA.

Le banche americane sono state molto attive nel sistemare l’eccesso di leverage grazie al supporto della FED, che si è fatta carico di assorbire buona parte dei titoli strutturati che erano nei bilanci del settore bancario e costituivano un importante elemento di blocco del deleverage, dato che sul mercato non erano vendibili. La FED, agendo come acquirente di ultima istanza di tali titoli, ha rimosso dai bilanci delle banche quasi 7.000 mld di dollari di posizioni incagliate (circa il 45% del PIL) rimettendo il settore bancario nella condizione di far ripartire il credito, anche se al momento questo non è ancora avvenuto.


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