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Stimoli alla propensione al rischio

di Maurizio Novelli 29 Dicembre 2012 20:00
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Nell’articolo “Sviluppi positivi nel real estate e nelle banche”, Zest Asset Management approfondiva le ragioni in base alle quali si poteva affermare che nel settore immobiliare e negli istituti di credito americani si intravedevano segnali positivi.

Zest Asset Management, tuttavia, vuole precisare che i dati sul deleverage del settore finanziario non sono però completamente indicativi della situazione complessiva perché non tengono conto del leverage presente nel shadow banking system (i “veicoli” finanziari utilizzati per le cartolarizzazioni).

Il settore privato ed il settore pubblico sono invece una fonte di impedimento a una ripresa sostenibile della domanda. Il debito che affligge i due settori è troppo elevato e deve essere ridotto. I privati si trovano a beneficiare in parte dell’intervento delle autorità monetarie che ha prodotto una stabilizzazione del real estate ed un miglioramento delle borse. Mentre il real estate ha smesso di perdere di valore, l’effetto ricchezza prodotto dalle borse è più difficile da misurare e potrebbe essere meno efficace di quanto si pensi.

Infatti i fondi d’investimento USA hanno subito massicci disinvestimenti negli ultimi cinque anni e il rialzo dell’indice S&P500 non è stato a beneficio di molti. I privati investitori sono ancora assenti dal mercato azionario (basta vedere i flussi sui fondi azionari degli ultimi cinque anni) e credo che la propensione al rischio sia ancora generalmente molto bassa.

Quando si tende a ribaltare sul settore privato l’effetto ricchezza generato dal rialzo della borsa Americana si potrebbe dunque incorrere in un eccesso di ottimismo. La FED sta ovviamente cercando in tutti i modi di far aumentare la propensione al rischio ma al momento la realtà dei fatti sta evidenziando il contrario. Sebbene la borsa sia salita, banche e aziende non hanno in alcun modo immesso nel sistema la liquidità di cui dispongono e questo fenomeno non è al momento un segnale di aumento della propensione al rischio. Le aziende non investono perché non vedono imminente una ripresa dei consumi e le banche non fanno credito perché hanno ancora una bassa propensione al rischio.

Parlando di propensione al rischio è certamente riduttivo riferirsi solo ai mercati finanziari, poiché ciò che è fondamentale per l’economia reale è la propensione al rischio degli operatori economici. Per quanto riguarda il settore pubblico, artefice del miglioramento del quadro congiunturale del periodo 2009/2012 (ed in particolare del terzo trimestre del 2012), siamo ora giunti alla resa dei conti perché il debito adesso deve cominciare a scendere.

Il settore pubblico USA sarà d’ora in poi un detrattore di crescita e l’economia deve quindi sperare che tutto il settore privato (aziende e famiglie) sia pronto a ripartire, ma al momento non sembra esserlo. Le cose non sembrano quindi così semplici come il consenso crede e la speranza è che le aspettative del consenso procurino un reale cambiamento nella propensione al rischio di Banche, Privati e Aziende. Siamo quindi nella situazione psicologica dove la forza dei mercati finanziari viene utilizzata dalle autorità monetarie per modificare le aspettative degli operatori dell’economia reale.


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