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Edoardo Ugolini

Investimenti, la gestione attiva e prudente farà la differenza

Al momento affiorano per esempio opportunità tattiche sia nell’azionario (Europa, Giappone e settore bancario) e sia in ambito valutario (dollaro USA). Intervista a Ugolini di Zest AM.

16 Maggio 2018 09:35
financialounge -  Edoardo Ugolini gestione attiva inflazione Zest Absolute Return Var 4 Zest Asset Management

L’approccio da cassettista che acquista un titolo sottovalutato per aspettare che le quotazioni raggiungano il prezzo corretto può pagare nel medio lungo termine, ma per chi ragiona in ottica annuale soltanto un’attenta gestione attiva può davvero fare la differenza nell’attuale contesto. È questo il principale messaggio che emerge da questa intervista a Edoardo Ugolini , Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0397464685"]Zest Absolute Return Var 4[/tooltip-fondi].

Voi affermate che "la gestione attiva e prudente avrà il suo momento dopo anni di bassa volatilità e quasi totale sincronia dei mercati (bonds, High yield, equity) in ambito azionario": ci può spiegare su cosa farete leva per mettere in pratica questo approccio?


“Crediamo che il ritorno della volatilità sui mercati finanziari combinato con una minore correlazione delle diverse asset class permetta di avvantaggiare la gestione attiva. Un vecchio adagio dice ‘tutti sono bravi marinai quando il mare è calmo’. Ecco, il mare è decisamente più agitato rispetto agli ultimi anni. In particolar modo il bull market nei mercati obbligazionari (sia governativi che societari) che dura ormai da moltissimi anni è giunto al termine per il ritorno dell’inflazione. In questo scenario il ‘buy and hold’ (compra e mantieni) premia solo nel lunghissimo termine, ma per le performance di periodo (annuali) le scelte attive saranno determinanti”.

Avete progressivamente costruito e tenuto una posizione rialzista (13%) sui mercati azionari in particolare su Giappone, Europa e banche Europee: è ancora questa l'esposizioni e le aree sulle quali state puntando ancora? E perché?


“Abbiamo ancora tali posizioni. I motivi risiedono nelle valutazioni fondamentali e nel quadro tecnico. In particolar modo le banche beneficeranno del rialzo dei tassi a lungo termine che sta avvenendo”.

In ambito valutario avete aperto una pozione long (rialzista) del 7,5% sul dollaro USA: ritenete che il dollaro possa restare stabile sull’euro o, addirittura apprezzarsi nei prossimi sei mesi?


“Domanda ben posta: nei prossimi sei mesi pensiamo che il differenziale dei tassi avvantaggerà il dollaro mentre nel lungo periodo i doppio deficit USA (commerciale di bilancio) peserà contro il biglietto verde”.

Nel comparto obbligazionario restate ancora conservativi su credito e duration: per quali ragioni?


“Riteniamo che l’inflazione sia alle porte, cercata e voluta dai policy makers, l’inflazione ha una dinamica non lineare, cioè tende ad accelerare quando inizia a essere appena percepita… siamo al punto di inizio. Questo non avvantaggerà le obbligazioni. In particolar modo le emissioni societarie, dove gli spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato, ndr) sono molto bassi, saranno penalizzate”.

Infine, quali previsioni fate per l’inflazione a fine anno negli USA e nell’area euro?


“L’inflazione accelererà negli USA per le decisioni adottate dall’amministrazione Trump: aumento del deficit federale e dazi doganali in un periodo di piena occupazione. Meno problemi per quella europea che, faticosamente, raggiungerà l’agognato obiettivo del 2%”.
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