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gestine del patrimonio

È fondamentale il controllo del rischio

6 Luglio 2011 20:00
financialounge -  gestine del patrimonio gestione attiva gestore livello di rischio Maurizio Novelli Value At Risk Zest Asset Management
Nell’articolo “I punti critici del VaR nella gestione attiva” Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest Asset Management elencava i punti critici del VaR (Value at risk), sottolineando come la componente soggettiva del gestore nella formula base del VaR risulti molto importante e, in caso di aspettative molto elevate o relative ad un intervallo di tempo lungo, può addirittura invertire il segno del risultato.

Maurizio Novelli è tornato sull’argomento precisando che pur utilizzando formule più complesse, vedi ad esempio il Modified VaR o il Conditional VaR, il problema non cambia: "Viene affinata la rappresentazione della realtà con l’introduzione dei momenti della distribuzione di probabilità del terzo e del quarto grado (asimmetrie e kurtosi) ma la sostanza rimane la stessa. Per ottenere dei risultati bisogna avere degli atteggiamenti verso i mercati, cioè assumere dei rischi, che possono rivelarsi anche sbagliati".

"L’abilità del gestore sta sì nella capacità di individuare correttamente e di cogliere le opportunità che si presentano ma anche nell’attenzione nel valutare e nel controllare i rischi che si assume, mettendosi nelle condizioni di riconoscerli e minimizzarli” precisa Maurizio Novelli per il quale è fondamentale il controllo del rischio e la gestione dello stesso, onde consentire al gestore di prendere delle decisioni sempre più razionali ed in un contesto di ottimizzazione del rapporto rischio / rendimento, e fornendogli gli strumenti per aiutarlo a riconoscere scelte sbagliate e ad effettuare interventi immediati per contenere le perdite.

“L’entità della performance prodotta da un gestore attivo rappresenta, coerentemente con il massimo rischio accettabile predefinito, la sua capacità di previsione e di market timing mentre la stabilità o bassa volatilità dei risultati prodotti, contrariamente a quanto normalmente ritenuto, non è indice di un basso rischio di gestione ma dell’abilità di chi gestisce nel riconoscere e controllare i rischi assunti. La nostra metodologia prevede l’affiancamento al qualitativo di un quantitativo per meglio razionalizzare il processo ed assicurarsi che le impostazioni siano coerenti, senza al contempo penalizzare fantasia e originalità del gestore” spiega Maurizio Novelli.

L’approccio, in particolare, consiste nel forzare il gestore ad indicare dei livelli target per ogni asset class e ad esprimere il proprio grado di convincimento nei valori proposti (subjective probability). Avendo a questo punto degli “expected returns” è possibile, tramite un sistema di ottimizzazione, generare il portafoglio ottimale che massimizza il rendimento compatibilmente con i limiti per asset class predefiniti e con il rischio massimo accettabile, qualsiasi sia la misura utilizzata.

Ne nasce un dibattito circa la durata e la frequenza delle serie storiche da utilizzare, la misura del rischio da utilizzare (standard deviation, VaR, MVaR, CVaR, standard deviation senza correlazioni, ecc.) e le valutazioni conclusive, legate al momento di mercato, integrano l’esperienza del gestore con l’interpretazione dei risultati quantitativi. Quindi, pur rimanendo fondamentale l’utilizzo dei vari metodi quantitativi, occorre la consapevolezza che per valutare esattamente il rischio di un fondo non è sufficiente il conoscere il valore del VaR se quest’ultimo non viene a sua volta qualificato.

“È importante ricordare che un gestore total return o attivo viene valutato sulla base dei risultati ottenuti: più elevata e più stabile è la performance ottenuta, più bravo è il manager, prescindendo dai rischi effettivamente assunti. Nella gestione attiva il valore aggiunto risiede esclusivamente nella capacità del gestore di generare e disciplinare le idee; la misura della sua abilità è essenzialmente racchiusa in indicatori di performance per unità di volatilità dei risultati, tipo Sharpe ratio o similari: se questi indicatori sono positivi non significa che il gestore non ha assunto rischi, perchè senza rischi non c’è performance, ma che ha saputo identificarli e gestirli al meglio, anche con l’ausilio della metodologia quantitativa” conclude Maurizio Novelli.
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