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Dollaro USA e rendimenti dei bund a 30 anni tedeschi destinati a salire

Il cambio EUR/USD si trova nella parte del trading range nel quale si muove negli ultimi tre anni mentre il bund a 30 anni tedesco potrebbe salire fino al 2 per cento.

13 Luglio 2017 09:49
financialounge -  bund dollaro nasdaq settore tecnologico USA Zest Absolute Return Var 4 Zest Asset Management

Le azioni della tecnologia USA sono piuttosto care e per questo ha preferito puntare ad una esposizione ribassista sul Nasdaq. Lo stesso ha fatto sul bund tedesco a 30 anni mentre resta sostanzialmente positivo sia sul dollaro USA (supportato dalla politica monetaria della Fed) e sia sul dollaro australiano (in vista di un possibile rialzo dei prezzi delle materie prime.)

Sono alcune delle ultime scelte di portafoglio che Edoardo Ugolini, Portfolio Manager gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0397464685"]Zest Absolute Return Var 4[/tooltip-fondi] di Zest AM rivela in questa intervista.

Cominciamo dall’azionario dove avete incrementato l’esposizione lorda finendo il mese a +9%. Perché avete invece assunto un’esposizione corta (ribassista) sul Nasdaq del 2.5%: solo per ridurre l’esposizione netta o anche perché ritenete che la correzione si tecnologici possa proseguire?

“Lo abbiamo fatto sia per ridurre l’esposizione azionaria netta (ovvero la differenza tra l’esposizione lorda rialzista e l’esposizione al ribasso su alcuni indici di mercato) e sia perché il Nasdaq è oggettivamente più caro rispetto all’Europa (in termini di CAPE risulta del 32% più alto)”.

Intanto la componente valutaria di portafoglio continua a detrarre performance. Avete mantenuto le posizioni rialziste su dollaro USD al 13.5% ma anche la soluzione di dividere il rischio al 50% contro Euro e 50% contro JPY non sembra aver dato frutti: perché ritenete (in controtendenza rispetto alla maggioranza degli altri gestori) che il biglietto verde possa riprendere a salire nei prossimi mesi?

“Il cambio euro –dollaro usd è in un trading range che resiste da circa tre anni e che va da 1.04-1.05 a 1.15-1.16: adesso, quindi ci troviamo nella alta parte del range. Ciò detto, crediamo che il differenziale dei tassi tra Europa e Giappone in confronto con quelli USA tenderà ad ampliarsi. Ne consegue che crediamo che il dollaro sia tendenzialmente più forte. Si calcoli che sui tassi dei governativi a 10 anni il differenziale di quelli dell’area euro rispetto ai Treausury USA è adesso a circa il due per cento per cui in dieci anni, il biglietto verde dovrebbe apprezzarsi del 20% (più o meno): se ciò non avvenisse, un investitore in euro perderebbe il 20% di rendimento rispetto a uno in dollari americani”.

Sempre in ambito valutario, perché mantenere la posizione rialzista (5%) sul dollaro australiano (AUD)?

“E’ coerente con la view che la ripresa economica continuerà e che dunque si possa materializzare anche una ripresa del prezzo delle materie prime: la divisa australiana è tra le più correlate alle quotazioni delle commodity (anche perché il paese è ricco di risorse naturali)”.

E perché siete molto conservativi sul credito e sulle duration?

“Pensiamo che l’inflazione ritornerà e, a cascata, che le obbligazioni siano destinate a scendere di prezzo”.

La riapertura della posizione corta (ribassista) sul Bund 30y (-3% del fondo) è perché ritenete che l’attuale rialzo dei tassi obbligazionari a lungo termine possa proseguire? E dove vedete il bund tedesco a 30 anni a fine anno?

“Non so se per fine anno o successivamente (o, magari, anche prima) ma secondo noi il Bund a 30 anni passerà dall’attuale 1,3% al 2%. Dunque crediamo che i tassi saliranno, specialmente in Germania che dovrà accettare (almeno) un po’ di inflazione per garantirsi un mercato europeo unito”.
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