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Nel 2019 i gestori migliori potranno fare la differenza

Approccio opportunistico e flessibile saranno imprescindibili per proteggere gli investimenti nel prossimo anno, ma secondo Edoardo Ugolini sarà anche un banco di prova per i gestori

4 Gennaio 2019 11:33

Le ragioni dell’attuale correzione dei mercati azionari. La situazione nel reddito fisso alla luce della fine delle politiche ultra espansive delle banche centrali. Il ritorno della volatilità e le preoccupazioni di fine ciclo. Abbiamo chiesto a Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0397464685"]Zest Absolute Return Var 4[/tooltip-fondi], le proprie opinioni a riguardo e alcuni consigli per il 2019.
“Dal punto di vista economico-finanziario ed economico-politico ci sono tre fattori determinanti da osservare per analizzare la recente flessione dei mercati. Primo, il boost che Trump ha dato con il taglio alle tasse per le aziende è una tantum e gli utili per azione sono saliti, ma il dubbio, più che giustificato, degli operatori è che il taglio non venga riflesso in maggiori investimenti e maggiori salari, ma piuttosto in maggiori dividendi e buy back, senza produrre dunque effetti duraturi”.

E il secondo fattore?


“La Cina sta rallentando anche per effetto della guerra dei dazi in corso, una contrapposizione che sottace una guerra per la supremazia tecnologica e geopolitica, dunque le tensioni sono destinate a durare. Terzo: il mondo occidentale, e l’Europa in particolare, sta toccando con mano che la stabilità goduta fino ad oggi, dominata da quello che definiamo “liberismo passivo”, è seriamente messa in crisi dalle ineguaglianze sociali, dalla carenza di protezione sociale e dall’indecisionismo cronico. Di fronte a questa instabilità l’Europa, che politicamente è a dir poco incompiuta, è la più fragile e i timori di instabilità fanno degli indici europei le vittime predestinate”.

Anche il mercato obbligazionario non è andato affatto bene: in questo ambito invece quali sono stati i principali aspetti che hanno giocato a sfavore?


“Il mercato obbligazionario ha subito la combinazione di due effetti: la fine delle politiche ultra espansive delle banche centrali (QE) e il rialzo dei tassi da parte della Fed. Gli USA hanno beneficiato nel 2018 dei tagli alle tasse in termini crescita economica di breve, ma al tempo stesso hanno spinto le aspettative di inflazione e aumentato il debito pubblico. I titoli di stato, che vengono da decenni di costanti ribassi dei rendimenti hanno subito un’inversione, mentre gli high yield hanno sofferto dei tassi più alti con spread più ampi”.

Voi nell’ultimo articolo pubblicato su FinanciaLounge avete dichiarato che potrebbero esserci le condizioni per un rimbalzo degli indici nei primi mesi del 2019 ma che nei prossimi anni lo spazio di potenziale upside è limitato (al 5% circa) mentre quello al ribasso è molto più alto: quali le ragioni di questa asimmetria?


“Le aspettative di rallentamento economico sono ormai quasi tutte nei prezzi, dunque un rimbalzo tecnico è atteso. Invece sul lungo termine riteniamo che gli anni migliori (per i mercati) siano alle spalle. Si calcoli che nel periodo dal 1945 al 1975 il tasso di crescita medio annuo dell’S&P500 è stato 5.38% mentre con l’avvento della cosiddetta supply side economy (Reaganismo) il tasso di apprezzamento annuo è salito al 8.8%. ciò si spiega con il fatto che la componente capitale dell’economia ha fatto la parte del leone rispetto alla componente lavoro accaparrandosi la parte maggiore della crescita economica. Ecco, le tensioni sociali stanno ponendo questo modello in crisi profonda. Dunque le nostre aspettative sono limitate”.

Ritenete che il regime di volatilità resterà elevato: cosa dovrebbero fare gli investitori?


“Riteniamo che la volatilità resterà alta, come spesso avviene nei cambiamenti secolari dei mercati. Gli investitori dovrebbero in generale ridurre i rischi e affidarsi a gestori competenti. Dal nostro canto abbiamo privilegiato la componente opportunistica della nostra strategia al fine sfruttare la volatilità, piuttosto che subirla”.

Capitolo reddito fisso. I risparmiatori italiani sono storicamente affezionati ai titoli di stato e alle obbligazioni ma nel 2018 hanno subito forti perdite in conto capitale: cosa suggerite loro di fare per il 2019?


“In linea generale è consigliabile concentrarsi sui BOT che, essendo strumenti monetari, sono protetti da eventuali avvenimenti sul debito pubblico (cosa che riteniamo improbabile), e che dunque non aumentano la volatilità del portafoglio in maniera significativa”.

Voi raccomandate per il prossimo anno un approccio di investimento opportunistico e flessibile. Ma, in generale, c’è qualche asset class o strategia di investimento che vi aspettate possa registrare buone performance il prossimo anno?


“Purtroppo solo un portafoglio ben strutturato e diversificato, con una parte dedicata alla componente opportunistica, proteggerà gli investimenti nel 2019. Va considerato che le obbligazioni “sicure” hanno rendimenti ancora vicini allo zero, mentre, come abbiamo detto, le componenti “rischiose” potranno essere più volatili e con rendimenti meno appetibili. Il 2019 sarà l’anno in cui i gestori migliori avranno la possibilità di fare la differenza, dopo anni in cui era quasi impossibile battere i benchmark continuativamente: noi contiamo di riuscire a fare ancora meglio degli scorsi anni”.

Intervista tratta dalla rubrica “L’industria del Risparmio” del mensile EasyWatch
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